Michael Green mi ha insegnato l’importanza dell’evangelizzazione
Un tributo al teologo che ha insegnato a un’intera generazione come evangelizzare mediante la chiesa locale.
(Alister McGrath)
Quando John Stott e J.I. Packer ebbero bisogno di un oratore per un importante incontro di leader evangelici degli anni ‘60, invitarono un trentenne che si chiamava Michael Green (1930–2019). Il teologo britannico morto a Oxford il 6 febbraio divenne da quel momento uno dei più dotati evangelisti della sua generazione.
Green, studente accademicamente talentuoso, si convertì al cristianesimo quando era adolescente. In rapida successione conseguì la laurea con lode negli studi classici a Oxford e la laurea con lode in teologia a Cambridge.
Il senso che avvertì della sua chiamata al ministero nella Chiesa d’Inghilterra fu un riflesso della sua passione di una vita per l’evangelizzazione. Mentre era membro dello staff del London College of Divinity, un college teologico della chiesa anglicana, Green pubblicò due opere che avevano in vista il pubblico degli studenti e che contribuirono alla crescita della sua reputazione come apologeta ed evangelista: Man Alive (1967) – pubblicato in italiano da Edizioni GBU nel 1977 con il titolo Gesù il contemporaneo – e Runaway World (1968) – sempre pubblicato da Edizioni GBU nel 1976 con il titolo Mondo in fuga.
Questi libri furono ampiamente letti e diffusi tra gli studenti cristiani e gli valsero inviti come oratore nelle maggiori chiese e negli incontri studenteschi in tutto il Regno Unito. Io li lessi entrambi mentre ero studente a Oxford nei primi anni ‘70, e ricordo vividamente un suo sermone su Giovanni 3 che mi aiutò a cogliere il nucleo dei temi del vangelo.
Primo impatto
Green ora era una stella in ascesa nella Chiesa d’Inghilterra. Fu il più giovane oratore al National Evangelical Anglican Congress nel 1967, evento organizzato da John Stott e J.I Pcker che fu ampiamente considerato, all’epoca, come una conferenza che avviò un corso nuovo e più fiducioso per l’evangelismo (evangelicalism) interno alla Chiesa d’Inghilterra. Nel 1967 fu eletto principal del London College of Divinity mentre era ancora trentenne e supervisionò lo spostamento del college nella città di Nottingham nelle East Midlands dell’Inghilterra. Il contagioso entusiasmo di Green per la sua fede, legato alle sue eccezionali doti di insegnante, fecero crescere significativamente il profilo del collegio.
Nel 1975 Green divenne rettore di St Aldate Church, a Oxford. All’epoca io ero uno studente in quella città e mi ricordo bene l’entusiasmo e le aspettative all’interno della comunità studentesca cristiana di Oxford nell’apprendere la notizia di questo incarico. Molti erano elettrizzati al pensiero di mettersi ai piedi di un predicatore ed evangelista così dotato e famoso. Erano tutt’altro che scontenti.
La predicazione di Green intrecciava insieme il suo amore per il Nuovo Testamento e la sua passione per l’evangelizzazione oltre a un profondo sentimento di cura e di compassione per la sua comunità locale. La notevole capacità di Green di incoraggiare gli altri nella loro fede e nel valutare la loro vocazione spinse molti a considerare l’ordinazione ecclesiastica, il lavoro missionario o i modi di assicurarsi che la propria fede e la propria vocazione professionale fossero interconnessi.
In qualche modo Green riusciva anche a trovare il tempo per scrivere. Le opere di questo periodo includono il suo I Believe in the Spirit il cui tono caldo e seducente riuscì a dare valore al nuovo interesse per lo Spirito Santo che stava crescendo nei circoli studenteschi e oltre.
Nel 1977 John Hick e un gruppo di accademici produsse un’opera revisionista intitolata The Mith of God incarnate (in it. Il mito del Dio incarnato, Bastogi, Foggia 1982). Green si rese conto che ci voleva una risposta teologicamente ortodossa e in un tempo straordinariamente breve mise insieme una coalizione di scrittori per produrre il libro The Truth of God Incarnate, in cui c’erano saggi di accademici di rilievo come John Macquarrie e Stephen Neil così come due ben elaborati pezzi di Green stesso.
Uno scenario più ampio
Dopo 10 anni a St Aldate Green annunciò la sua intenzione di spostarsi in altri campi del ministero, chiedendo preghiere mentre lui e sua moglie Rosemary consideravano il loro futuro. Dopo attenta riflessione Green annunciò che avrebbe assunto il posto di professore di evangelizzazione al Regent College di Vancouver, a partire dal settembre del 1987. Green vi aveva insegnato nei corsi estivi alla fine degli anni 70 e all’inizio degli anni 80 e si era reso conto che lui e Rosemary si sarebbero trovati bene.
Questa nuova posizione permetteva a Green di sviluppare su ampia scala la sua passione per l’evangelizzazione. Oltre alle principali missioni con gli studenti di Regent nelle città della Columbia britannica e dello stato di Washington, Green fu capace di incitare all’impegno tutto il Nord America, creando e consolidando legami con i leader di chiese dell’area. Gli interessi del suo insegnamento si appuntavano sui temi dell’evangelizzazione, dell’apologetica, della teologia applicata e del Nuovo Testamento. Come studioso, così come praticante, Green divenne un modello per gli studenti, in particolare grazie alle sue lezioni informali note con il titolo di Green on the Grass, lezioni che si tenevano sotto un albero nel parco di Regent e nelle quali esplorava le domande e i quesiti che gli studenti ponevano in merito all’evangelizzazione, l’apologetica e la spiritualità.
Nel 1988 la Conferenza di Lambeth che radunò i vescovi anglicani di tutto il mondo dichiarò che gli anni 90 dovevano essere una «Decade d’evangelizzazione» segnata da una «rinnovata importanza della diffusione di Gesù Cristo ai popoli di questo mondo».
Nel 1991 George Carey fu eletto Arcivescovo di Canterbury. Carey era convinto che il futuro della Chiesa d’Inghilterra dipendesse da una riscoperta del ministero dell’evangelizzazione.
Come antico studente del college del London College of Divinity conosceva la competenza e la passione di Green in questo campo. Lo invitò allora a ritornare in Inghilterra come responsabile aggiunto, insieme al vescovo Michael Marshall, della iniziativa evangelistica della Chiesa d’Inghilterra, nota con il nome di «Springboard». Green servì in questo ruolo dal 1992 al 1996, coordinando le sessioni di formazione evangelistica e sviluppando la visione dell’evangelizzazione della Chiesa, a partire dal suo centro base che si trovava a Nottingham. Alla fine del 1996, all’età di 65 anni, Green si ritirò da questa posizione.
Oxford
Fu a questo punto che io irruppi nella vita di Green. Nel 1995 divenni Principal di Wycliffe Hall ad Oxford, un college teologico evangelico della Chiesa d’Inghilterra, e fui subito consapevole di avere bisogno nello staff del team di una figura senior rispettata e saggia, tale che potesse incoraggiare e fare da mentore agli studenti. Dopo aver parlato a uno degli ultimi eventi di formazione all’evangelizzazione organizzato da Green a Nottingham, nel 1996, mi resi conto che lui e Rosemary sembrava non avessero più un ruolo una volta che l’iniziativa di Sprinboard si fosse conclusa.
Dopo essermi consultato con i colleghi invitai Michael e Rosemary a unirsi allo staff di Wycliffe. Sarebbe divenuto un senior research fellow, una posizione che gli avrebbe permesso di insegnare nelle aree di sua competenza, soprattutto evangelizzazione e apologetica, pur lasciandogli lo spazio necessario per scrivere libri e parlare in tutto il mondo. Michael e Rosemary poterono così ricongiungersi con la chiesa di St Aldane e tornare a Oxford, la città in cui si erano incontrati e si erano innamorati.
Per la gioia di tutti, accettarono l’invito e si spostarono ad Oxford. Non c’è spazio per documentare le tante cose fatte da Green nella sua fase finale di Oxford così come per esempio il suo coinvolgimento nella fondazione dell’Oxford Center for Christian Apologetics agli inizi degli anni 2000; la sua leadership entusiasta e impegnata nei gruppi di studenti di Wycliffe, nelle missioni nelle chiese britanniche e nelle università; e il suo ricco insegnamento nel campo dell’evangelizzazione, dell’apologetica e del Nuovo Testamento; e forse, ancor più memorabile, il calore dell’ospitalità che egli e Rosemary offrivano gli studenti e ai colleghi nella loro casa in Old Marston alla periferia di Oxford.
Green è rimasto nello staff di cui Wycliffe Hall fino alla sua morte, per più di vent’anni. La sua lezione al college, tenuta poche settimane prima della morte, è stata su un tema che restava molto vicino al suo cuore: l’evangelizzazione mediante la chiesa locale.
L’eredità di Green si situa principalmente nelle vite delle molte persone che egli ha discepolato e incoraggiato e che hanno trovsto in lui un misericordioso e sapiente cristiano con una passione per la sua fede e un amore per il suo Signore. Nel mondo ci sono molti come me, sia nel Regno Unito sia in Nordamerica che si considerano più saggi e più ricchi in virtù della conoscenza che hanno avuto di Michael Green e che lo considerano come una rilevante influenza nelle proprie vite e nel proprio pensiero. Green stesso notava molte volte che egli era un Barnaba, un incoraggiatore. Nel duro e scoraggiante mondo in cui viviamo abbiamo sicuramente bisogno di più leader come Michael Green.
Alister McGrath è Andreas Idreos Professor of Science and Religion presso l’Università di Oxford.
L’articolo, apparso sul giornale online Christianity Today, viene qui tradotto e pubblicato con il personale permesso dell’autore.
Traduzione a cura di Edizioni GBU.
Di Michael Green le Edizioni GBU hanno pubblicato, in italiano (www.edizionigbu.it):
– Mondo in fuga, 1976;
– Gesù il contemporaneo, 1977
– Dire Gesù è dire libertà, 1978
– I 30 anni che cambiarono il mondo. Un nuovo approccio al libro degli Atti, 2010;
– Vorrei credere ma …, 2015.
Di Alister McGrath,
Gesù chi è e perché è importante saperlo, 1997
La Riforma protestante e le sue idee sovversive. Una storia dal XVI al XXI secolo
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