Vivere e confrontarsi con il dubbio

di Giacomo Carlo Di Gaetano

 

Il 18° Convegno di studi GBU è alle porte (5-8 dicembre, leggi qui). Ci sono in giro molti, ottimi eventi (convegni, conferenze, giornate di studi, raduni) che consentono di accrescere le convinzioni di fede, rafforzano il vincolo di comunione, magari all’interno di una stessa famiglia denominazionale, e così via.

Il Convegno Studi GBU non ambisce a essere diverso se non addirittura superiore a questi altri eventi. Assolutamente no.
Tuttavia il Convegno GBU una peculiarità la espone ed essa concerne il fatto di interrogarsi quasi sempre su temi che potremmo considerare di confine, vale a dire temi in cui è facile percepire la prossimità a convinzioni contrarie se non addirittura opposte (come quando si è parlato di ateismo, 2023; oppure di una fede sofferente, all’indomani del COVID, nel 2022, etc.).

Questa peculiarità potrebbe essere riassunta nell’ambizione di servire la chiesa con un evento dai forti connotati apologetici. Questa connotazione da un lato è conforme alla vision dei Gruppi Biblici Universitari che nel condividere Gesù da studente a studente, spesso deve farsi carico della necessità di rispondere a obiezioni di vario genere rivolte alla fede cristiana. Dall’altro lato la connotazione apologetica rappresenta anche la migliore risposta che il ministero GBU può offrire in termini di servizio al sostegno e al supporto che riceve dalle chiese locali.

Ma a parte questo ragionamento funzionale a un’organizzazione come la fellowship GBU, è possibile cogliere la particolare accezione dell’ambizione apologetica nel titolo della serie che i convegni degli ultimi anni hanno avuto: vivere e confrontarsi con …

Il titolo della serie calibra la risposta apologetica e la sottrae al terreno a volte sterile del confronto proposizionale, alla teoria dell’antitesi tra cristiani e non cristiani, teoria che ridurrebbe lo sforzo apologetico alla semplice proposta rivolta al non credente di sedersi e di farsi ammaestrare da chi è in grado di pensare i pensieri di Dio, di chi ha i giusti presupposti per interpretare il mondo e la storia. No, il vivere e confrontarsi impone di pensare alle categorie della trasmissione, della difesa, dell’argomentazione all’interno del flusso vivo del mondo della vita, come lo definiva un filosofo. Noi viviamo insieme a coloro a cui vorremo dare una risposta, tant’è vero che l’apostolo Pietro ci chiede di farlo, quando essi ci chiedono ragione, con mansuetudine e rispetto.

Tra l’altro, il tema di quest’anno ci pone al cospetto non solo di soggetti che potrebbero rivolgerci dei dubbi, ma al cospetto della stessa dinamica del dubbio che non abita unicamente il non credente (esistono anche certezze non cristiane!) ma riaffiora anche nel nostro proprio vissuto. Magari nelle pieghe delle nostre limitazioni, come spiegherà Mark Meynell proprio nella prima delle plenarie del Convegno (sabato 6 dicembre, al mattino); oppure la stessa dinamica si affaccerà dietro le righe apparentemente granitiche del nostro credo, della nostra professione di fede (anche questo un tema di una sessione plenaria).

In fin dei conti, dire che dobbiamo vivere e confrontarci con il dubbio equivale a esprimere in modi eleganti e propositivi la condizione particolarmente appropriata in cui viviamo in questo scorcio di secolo. Un tempo in cui, dietro le apparenti polarizzazioni (questo è termine che va molto di moda oggi) si celano inconfessate e inconfessabili incertezze. Abbiamo camminato tanto, soprattutto in Europa, da dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo la caduta del Muro di Berlino e ancora ci ritroviamo in quello che gli esperti di spionaggio dei tempi della guerra fredda definivano un deserto di specchi. Come è possibile credere in un mondo segnato da scetticismo, complottismo, dubbio, appunto? (Ho in pratica proposto il titolo del libro di Mark Meynell che sarà proprio presentato al Convegno: vedi qui)

Il dubbio sarà dunque l’ospite che chiameremo all’interlocuzione in questo Convegno. L’apologetica di quest’anno non guarderà solo all’esterno di noi stessi, ma anche al nostro interno.

Il dubbio lo studieremo nell’antichità, grazie alla lectio magistralis del prof. Giancarlo Rinaldi (Dubbio e scetticismo nell’antichità); lo rintracceremo nei meandri della bioetica grazie al seminario del dott. Emanuele Negri (Dubbi bioetici); ne studieremo i suoi vari volti nel complottismo, grazie allo scavo del Dr. Nicola Berretta. Il prof. Valerio Bernardi proverà a secernere dei valori positivi, una sua eventuale funzione positiva. Mentre la dott.ssa Aoife Beville ci racconterà i dilemmi (e i dubbi?) di una teologa che scriveva opere teatrali.

E poi, ci interrogheremo su un dilemma che ha attraversato i nostri ultimi due anni e che ancora ci tormenta: parleremo di dubbi mediorientali, nel tentativo di far dialogare cristiani con diverse posizioni, tutte segnate da dubbi, al fine di rintracciare la pace che solo il vangelo sa dare anche per una terra così martoriata come la Palestina.

Un cantiere enorme in cui rincorrere il dubbio e farsi sfidare da esso, anche in una prospettiva storica. 500 anni fa accadeva qualcosa nell’ambito della storia cristiana che quanto a effetti materiali era destinato ad avere conseguenze ancora più profonde della Riforma Magisteriale: ci riferiamo alla decisione di quindici cristiani svizzeri di farsi ri-battezzare. Era la nascita dell’anabattismo, un’espressione di cristianesimo in cui il dubbio non sembra essere a proprio agio non tanto per il fatto di essere scacciato via da certezze di vario grado ma semplicemente perché viene preso per mano e viene riportato all’interno di una spiritualità in cui le certezze non si traducono in imposizione, in forza e in violenza ma in proposta, in servizio, in amore ..

Non hai che da sciogliere i tuoi residui dubbi e iscriverti al Convegno.
Non sono rimasti poi così tanti posti disponibili.

Ti aspettiamo