A quelli del “rigetto” non andatevene! 2/3

di Glen Scrivener

L’aria che respiriamo. Il cristianesimo, la libertà, l’educazione, il progresso e l’uguaglianza
Edzioni GBU 2025

Ho scritto questo libro rivolgendomi a tre tipologie di lettori [a tre interlocutori]:

  • quelli del “rifiuto” (privi di qualsiasi affiliazione religiosa)
  • quelli del “rigetto” (quanti sentono di essersi allontanati dal cristianesimo)
  • quelli della “riserva” (quanti sono già cristiani)

 

Quelli del “rigetto”

Se appartenete alla categoria del “rigetto”, sentite in qualche misura di esservi lasciati il cristianesimo alle spalle. Sapete tutto della fede cristiana. L’avete osservata a fondo e non vi è piaciuto quanto avete visto. Forse in passato siete stati anche profondamente impegnati in chiesa ma ora siete andati o volete andare oltre. Se siete così, vi ringrazio moltissimo per avere preso in mano questo libro e per essere arrivati fin qui. Voglio assicurarvi che posso capire bene le critiche alla chiesa istituzionale. I cristiani onesti dovrebbero esserne pieni e io ne ho
tutto un armamentario. Consentitemi di elencare alcune comuni critiche alla chiesa e di metterle, nel farlo, alla prima persona, perché anche i cristiani hanno problemi con questi temi. Questo, però, è il punto (e non vi sorprenderà sentirmelo dire ancora una volta): ci creano problemi per motivi cristiani.

Se non mi piace la violenza delle guerre veterotestamentarie o quelle della storia della chiesa negli ultimi duemila anni, è probabilmente perché ho metabolizzato gli insegnamenti di colui che disse: «Riponi la tua spada al suo posto». Se mi ripugna l’antica pratica israelita della schiavitù è quasi certamente perché ho ereditato le nozioni bibliche di riscatto, libertà e uguaglianza. Se sono devastato dagli scandalosi abusi ecclesiastici, sono con Cristo e contro gli utilizzi distorti della sessualità e del potere endemici alle civiltà umane.

Se detesto gli episodi in cui la chiesa ha maltrattato le minoranze, sto attribuendo un valore sacrale (e peculiarmente cristiano) ai deboli, ai poveri e agli oppressi.
Se ritengo la chiesa dalla parte sbagliata della storia, sto considerando la storia e il progresso in modi assolutamente biblici.
Se odio l’arrogante colonialismo cui a volte si è accompagnata la crescita della chiesa, sono in linea con ideali profondamente cristiani: chi governa dovrebbe servire, non dominare e le differenze andrebbero valorizzate, non eliminate.

Potrei proseguire.
La litania delle colpe cristiane è lunga. Notate, però, quello che succede anche quando do voce a queste fondate lagnanze. Sto chiamando il potere istituzionale a rispondere delle sue azioni di fronte a un’autorità superiore, sollecitazione incredibilmente biblica. In più, sto confessando dei terribili comportamenti nel nome del cristianesimo istituzionale. Una tale confessione è, di nuovo, profondamente cristiana.
Più di tutto, però, gli standard da me prospettati per il nostro giudizio sono peculiarmente “cristiformi”. Mi sto riferendo a Gesù quale «linea retta» in base alla quale misurare tutte le storture. Quando pertanto la chiesa è giudicata e le sue pecche sono messe a nudo, questa non è un’operazione anti–cristiana. Una riforma radicale e un continuo ravvedimento sono parte integrante del cristianesimo, quanto meno della sua versione più autentica.
John Dickson ricorre all’analogia di una canzone e dei suoi esecutori. Gesù ha donato al mondo una canzone meravigliosa. Il suo popolo, cantandola, l’ha spesso stonata; qualche volta siamo state le voci più stonate di tutte. La canzone, tuttavia, rimane buona e bellissima e se l’avete ascoltata davvero, non riuscirete a togliervela dalla testa.
Lori Anne Thompson è stata forse la principale vittima del famigerato evangelista cristiano Ravi Zacharias. La sua era stata una doppia vita, tanto che perfino al suo funerale, nel 2020, il vice presidente [degli Stati Uniti, ndt] Mike Pence l’ha definito «il più grande apologeta cristiano di questo secolo». In realtà era stato coinvolto per decenni nei più vergognosi
abusi sessuali, spirituali e finanziari. Lori Anne Thompson ha denunciato il modo con cui aveva abusato di lei ma le occorsero anni per essere creduta. La cosa è venuta alla luce solo quando un’ostinata inchiesta dall’esterno mise a nudo le tenebre dell’interno. Il tradimento provato dalla Thompson fu devastante, come svelò nella sua dichiarazione d’impatto della
vittima del 2021:

«Prima di incontrare Ravi Zacharias sapevo che il mondo è un posto insicuro, tuttavia conservavo ancora la speranza nell’esistenza di alcuni spazi sicuri e sacri. Non vivo più con quella speranza. Gli avevo creduto. Avevo creduto nel cristianesimo, una fiducia irreparabilmente e drammaticamente andata in frantumi. Tuttavia, credo ancora in Cristo, anche se magari è una finzione, in quanto non potrei trovare un’etica più alta. Loro (le élite religiose) l’hanno spogliato, percosso senza pietà, insultato in tutti i modi e poi l’hanno anche pubblicamente crocifisso».

Ecco una persona profondamente ferita da autorità e istituzioni cristiane. Tuttavia, la canzone l’ha avvinta. In un certo senso, la canzone è ineluttabile. Se Cristo può essere incontrato e incontrato nel modo più intimo possibile, proprio quando il suo cosiddetto popolo vi disgusta e abusa di voi, allora, come un antico testo scritturale chiede a Dio, «dove fuggirò dalla tua presenza?» (Sal 139:7). Come altrove la Thompson ha detto, «non posso trovare nulla di riprovevole, nulla di falso nella persona di Cristo… Il cristianesimo ha creato dei rifugiati; il Cristo invece li ha accolti».

Da questo punto in poi la strada si presenta simile a quella consigliata a quelli del “rifiuto”: aprire i Vangeli e ascoltare la canzone ancora una volta. Al tempo stesso è fondamentale anche ripristinare la fiducia nella chiesa. Non possiamo sopravvivere con il ricordo di una melodia. Abbiamo bisogno di sentirla suonare. Abbiamo bisogno che prenda vita e si manifesti davanti a noi. La responsabilità di ripristinare la fiducia nella chiesa, però, risiede massicciamente all’interno della chiesa. Per questo voglio finire con una parola rivolta ai cristiani.