Il Lutero di Barth (Lunedì Letterario)
K. Barth, La Riforma protestante, a cura di F. Ferrario, Claudiana, Torino, 2018
Il 1933 era il 450° anniversario della nascita di Lutero e corrispondeva anche all’anno in cui Adolf Hitler saliva al potere, regolarmente votato dal popolo tedesco. Il più affermato teologo di lingua tedesca dell’epoca, Karl Barth, insegnava negli atenei della Germania e si trova di fronte ad una reinterpretazione, da parte dei nazisti e dei cristiano-tedeschi, della Riforma protestante e della figura di Lutero in chiave fortemente nazionalistica. Lutero era visto come un eroe germanico di stirpe ariana, capace di rendere grande la Nazione e iniziare la Riforma vista come un fenomeno propriamente germanico ed portatrice di un cristianesimo di stampo prettamente ariano. Barth in quei mesi maturerà la sua fiera opposizione sia al regime nazista che alla variante ariana e nazista del protestantesimo tedesco.
Gli scritti presenti nel volumetto Karl Barth, La Riforma protestante pubblicato da qualche mese da Claudiana, vanno letti in questo contesto storico che è ricostruito con dovizia di particolari da Fulvio Ferrario che nella sua introduzione narra le vicende storico-teologiche da cui sono originati gli scritti, tre assolutamente inediti per l’Italia e l’altro già tradotto nel volume che qualche anno fa mise insieme gli scritti che Barth aveva stampato in Esistenza teologica oggi!, una serie di pamphlet che si opponevano all’anti-cristianità del regime nazista e dei suoi seguaci.
Gli scritti inediti sono quelli dedicati a Lutero ed al resoconto della conferenza che qui è pubblicata con il titolo La Riforma è una decisione. I due scritti su Lutero sono un testo giornalistico redatto in occasione dell’anniversario in cui l’A. Ricostruisce la grandezza del personaggio, la sua asistematicità, il suo essere soprattutto un uomo di fede e non un esponente culturale, un anti-religioso (secondo l’idea Barthiana per cui l’annuncio di Cristo è un’anti-religione). Barth entra in chiara polemica con l’immagine eroica e di grande tedesco ariano che si stava ricostruendo nell’anniversario per ricordare che il riformatore di Wittenberg era soprattutto un Evangelista, nel senso di un annunciatore della Parola divina e che aveva compreso la grandezza del messaggio biblico. Un annunciatore del Vangelo, per il teologo svizzero, era quanto di più contrario ci potesse essere ad un nazionalista tedesco della prima metà del ventesimo secolo. Lo scritto, divulgativo e preparato per un giornale non entra in profondità sul pensiero di Lutero, ma dimostra la distanza che vi è tra l’interpretazione barthiana della Riforma e quella che era maggioritaria all’epoca.
Il secondo scritto su Lutero si intitola Il sapere di Lutero. Il termine sapere italiano traduce il termine Wissenschaft, che significa anche scienza. In queste dense pagine Barth descrive un Lutero che, travagliato e angosciato dal suo stato di essere umano, esce vincitore perché ha scoperto la salvezza per grazia data da Dio all’uomo: egli rinnega il sapere umano a favore di una conoscenza tutta centrata sulla Rivelazione speciale, rinnegando qualsiasi naturalità (anche qui si può leggere nelle righe la polemica con la teologia naturale dell’epoca che fungeva da giustificazione per il nazismo). L’articolo si chiude con la versione del de profundis di Lutero che rielabora il Salmo 130 in canto e che mostra come l’angoscia umana si possa trasformare in speranza, dando un tono quasi profetico allo scritto di Barth che continuava, in un periodo buio, proprio come Lutero, a mantenere la speranza che deriva dalla salvezza per grazia.
Lo scritto più interessante è quello che Ferrario ha deciso di collocare al centro di questo libro ed è la conferenza che Barth tenne a Berlino nel 1933 e che in italiano è tradotta con il titolo (che rispetta quello tedesco) Riforma come decisione. La conferenza, di cui si pubblica anche un resoconto che è stato ripreso dai documenti dello studio di Busch su Barth, ebbe, nonostante le difficoltà ed il rischio di essere interrotta o censurata, una vasta eco e fu poi pubblicata nella nuova rivista Esistenza teologica oggi!. Lo scritto è centrato sul termine decisione. La Riforma èvista come un percorso consapevole che ha rinnovato le mentalità e che ha dato un apporto unico al pensiero dell’Occidente. Per Barth quattro sono le linee portanti del pensiero riformato: Sacra Scrittura, dottrina del peccato originale, salvezza per grazia ed elezione. Questi linee di pensiero hanno innestato un movimento irreversibile, dove si sentono le voci degli Apostoli e dove non si può tornare indietro snaturando il cristianesimo con un altro Vangelo. Ecco perché l’A. Riteneva il movimento dei cristiano-tedeschi eretico, proprio perché si atteneva a decisioni di tipo umano piuttosto che alla rivelazione divina, unica detentrice della verità del Vangelo. Questo è il principale motivo per cui questo scritto mantiene negli anni ancora il suo fascino ed in esso il teologo svizzero non teme di usare la parola Resistenza. Il Protestantesimo autentico deve resistere di fronte ai soprusi che si vogliono fare del Vangelo.
Ferrario si chiede quanto sia ancora attuale un pensiero simile ai nostri giorni. Benché concordiamo pienamente con lui che il ritratto di Lutero fatto da Barth rischia, a sua volta, di essere troppo enfatico e non teologicamente corretto, dobbiamo ammettere che i suoi scritti mantengono una forza che ancora oggi va ammirata, soprattutto per il coraggio mostrato in una situazione difficile. La sua visione della Riforma protestante sicuramente risente delle circostanze ed anche del clima culturale (termini come decisione, angoscia umana, naturalità sono sicuramente influenzati dall’ambiente della cultura tedesca dell’epoca), ma rimangono degli scritti affascinanti ed anche di testimonianza. Pertanto il nostro consiglio è di immergersi nella lettura di questi scritti minori (ma non per questo meno significativi) di uno dei più grandi pensatori cristiani del XX secolo, imperfetto anche nel suo credere e nella sua vita, ma sicuramente meritevole di essere letto, meditato e ricordato per il coraggio delle sue scelte politiche, dettate non da mero interesse, ma dalla fedeltà a quello che riteneva fosse il Vangelo. (Valerio Bernardi – DIRS GBU)