Putin come Katechon
Come la Bibbia può essere usata dalla propaganda bellica
(di Massimo Rubboli)
Come è sempre successo nelle guerre, in particolare in quelle di aggressione, chi ha dato inizio al conflitto deve darne una giustificazione plausibile sia per l’opinione pubblica interna che per quella di altri paesi. Nel caso della guerra iniziata il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa dell’Ucraìna, sono emerse subito due motivazioni, una di carattere politico e l’altra di carattere religioso.
La prima narrazione, presentata dal presidente Vladimir Putin e dal ministro degli esteri Lavrov già prima ancora dell’invasione, addossava tutta la responsabilità alla Nato e agli Stati Uniti, che avrebbero progressivamente accerchiato la Russia, costringendola a difendersi con un attacco preventivo; inoltre, era necessario proteggere la popolazione filorussa del Donbass (identificata con quella russofona) dalle vessazioni alle quali era sottoposta dai nazifascisti al governo dell’Ucraìna. Veniva quindi evocata la memorabile ed eroica lotta del popolo russo contro la Germania nazista nella II guerra mondiale, usando la retorica della guerra patriottica.
La seconda narrazione, divulgata soprattutto dal patriarca della Chiesa ortodossa Kirill (Cirillo I, nato Vladimir Gundjaev) in un’omelia predicata il 6 marzo 2022 nella Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca. In quell’occasione, Kirill giustificò l’aggressione russa come una difesa dei valori della tradizione cristiana ortodossa dall’ideologia propugnata dalla lobby gay; la posta in gioco sarebbe la salvaguardia dell’anima cristiana del “mondo russo” all’Occidente corrotto e depravato.
Con il passare dei mesi, queste due linee direttrici sono andate via via convergendo, fino a saldarsi nell’adozione di un riferimento biblico: II Tessalonicesi 2:6-7. Questo passo dell’epistola paolina si colloca nel contesto di un discorso escatologico, cioè attinente alla fine dei tempi, nel quale si fa riferimento a “ciò che impedisce (o trattiene)” (neutro, τò κατέχον) o “colui che impedisce (o trattiene)” (maschile, ὁ κατέχων) la ribellione delle forze del male contro Dio, con a capo “l’avversario”, “l’uomo del peccato” indicato altrove con il termine “Anticristo”.
L’interpretazione di questo testo è estremamente difficile, come ha riconosciuto una miriade di commentatori, a partire da Agostino, che ammise di non riuscire a capire cosa Paolo avesse voluto dire[1], fino allo studioso evangelical Leon Morris, secondo il quale “[q]uesto passo è forse il più oscuro e difficile di tutti gli scritti paolini”[2]. Tuttavia, molti autori hanno tentato un’identificazione: padri della Ciesa come Ippolito e Tertulliano con l’Impero romano, altri con l’opera missionaria di Paolo, con il principio di legalità e giustizia incarnato dallo stato e con lo Spirito Santo o il suo ministero per mezzo della chiesa[3]. Secondo l’interpretazione più probabile, “ciò che impedisce (o trattiene)” è una figura letteraria per il posticipo della manifestazione dell’“uomo del peccato”, cioè l’Anticristo (vedi v. 3b; cfr. I Gv. 2:18, Ap. 13).
Qualunque sia l’identità che è stata attribuita nel corso dei secoli a cosa o chi trattiene o ritarda il manifestarsi dell’empietà, autorevoli esponenti del potere politico e religioso della Federazione Russa l’hanno indicata senza margini di dubbio: ‘ciò che trattiene’ è la Russia e ‘chi trattiene’ è Putin e Zelensky è l’Anticristo[4].
Nell’omelia pronunciata il 7 aprile 2022 nella Cattedrale di Cristo Salvatore, il patriarca Kirill aveva ricordato che la Bibbia contiene un riferimento a una forza che ostacola la venuta dell’Anticristo nel mondo; questa forza è la Chiesa ma anche, aveva aggiunto, “l’intero popolo pio di tutti i tempi e di tutti i paesi, è la fede ortodossa che vive e agisce nella Chiesa ortodossa”, la cui unità è ora attaccata dai suoi nemici. In realtà, l’identificazione della Chiesa e dei suoi fedeli con il katéchon non era un concetto nuovo ma circolava ancor prima dell’invasione russa dell’Ucraìna in ambienti ultraortodossi, grazie agli articoli dell’ideologo conservatore Alexander Dugin pubblicati sul sito del centro studi Katehon; come ha osservato Luca Gori, “il conservatorismo russo ha nel suo Dna il Kathéchon: la visione di una Russia come ‘scudo’ che protegge l’ordine dalle forze apocalittiche del caos”[5].
Alcuni mesi dopo, il 20 novembre – in occasione del suo settantaseiesimo compleanno – Kirill è ritornato su questo tema mettendo in guardia, con toni apocalittici, dai pericoli che minacciavano la Russia e la Chiesa ortodossa, primo fra tutti “il movimento dell’Anticristo”. Tutte le forze dell’Anticristo, ha spiegato il patriarca, sono coalizzate contro la Russia, perché “la Chiesa ortodossa russa” costituisce “la linea più importante di difesa spirituale del nostro popolo e del nostro paese”.
I riferimenti biblici di Kirill hanno trovato una perfetta corrispondenza in un post di Dmitrij Medvedev, ex presidente della Russia e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, pubblicato sul suo account di Telegram in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale (4 novembre 2022). Secondo Medvedev, la Russia ha il sacro dovere di fermare il comandante in capo dell’inferno e difendere i valori morali della Russia attaccati dalle forze del male (https://t.me/medvedev_telegram/206). Anche Alexey Pavlov, vicesegretario del Consiglio di Sicurezza, ha dichiarato che presumibilmente in Ucraìna sono attive centinaia di sette sataniche e quindi è necessario operare una “desatanizzazione”.
Con l’immagine della Russia come baluardo contro la corruzione dell’Occidente, Kirill, Medvedev e la propaganda di regime hanno costruito una metanarrazione dell’invasione dell’Ucraìna come campagna patriottica di autodifesa che ha fatto breccia anche in settori dell’opinione pubblica occidentale.
Anche in Italia si è fatto ricorso alla figura del katéchon e non è mancato chi lo ha associato alla Russia, come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, che ha dichiarato:
La crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha coinvolto anche la Chiesa cattolica, la cui gerarchia è ostaggio degli apostati cortigiani del potere. C’è stato un tempo in cui i pontefici e i prelati si sono confrontati con i re senza rispetto umano. La Roma dei Cesari e dei papi è deserta e muta, come lo è stata per secoli la seconda Roma di Costantinopoli. Forse la provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la terza Roma, ad assumere oggi dinanzi al mondo il ruolo di katéchon (II Tess. 2:6-7), ostacolo escatologico all’Anticristo. [6]
Massimo Rubboli
(autore di La guerra santa di Putin e Kirill, GBU, Chieti 2022 e Tempo (quasi) scaduto. Come l’industria delle armi sta portando l’umanità all’autodisruzione, Artestampa, Modena 2022)
[1] “Ego prorsus quid dixerit me fateor ignorare” (De Civitate Dei, 2.19).
[2] Leon Morris, Le epistole di Paolo ai Tessalonicesi, CNT, Edizioni GBU, Roma 1988, p. 165. Sulle interpretazioni più recenti, vedi L. J. Lietaert Peerbolte, The κατέχον/κατέχων of 2 Thess. 2:6-7, “Novum Testamentum”, Vol. 39, Fasc. 2 (Apr., 1997), pp. 138-150; Il Katéchon e l’Anticristo (2 Ts 2, 6-7). Teologia e politica di fronte al mistero dell’anomia, a cura di M. Nicoletti, Morcelliana, Brescia 2009.
[3] Così il commento della Bibbia Scofield: “The restrainer is a person […], this Person can be no other than the Holy Spirit in the church” (ed. 1917, p. 1272).
[4] Il 3 dicembre 2022, sul principale canale televisivo di stato Russia-1, il commentatore politico Araik Stepanyan ha assegnato a Vladimir Zelensky lo status di “anticristo”: “La Chiesa ortodossa dovrebbe ufficialmente dichiarare Zelensky un anticristo. Dal punto di vista religioso, quest’uomo è l’anticristo. […] Dovremmo chiamarlo semplicemente Zelensky-Anticristo”.
[5] Luca Gori, La Russia eterna. Origini e costruzione dell’ideologia post sovietica, Luiss University Press, Roma 2021,
[6] Dichiarazione di Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo, sulla Crisi Russia -Ucraina, 6 marzo 2022, https://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4396_Vigano_Dichiarazione_sulla_crisi_Russia-Ucraina.html.