Intelligenza artificiale: la rivoluzione silenziosa

di Giulia Di Fonso

Non esiste un accordo unanime all’interno della comunità scientifica riguardo a una definizione universalmente accettata per il concetto di intelligenza artificiale. Questa mancanza di consenso è principalmente dovuta alla stessa natura dell’IA e alla sfocatura dell’applicazione del suo concetto nell’operatività delle macchine. Il termine “intelligenza artificiale” si basa sul concetto di “intelligenza” e pertanto è opportuno partire dalla definizione stessa di intelligenza fornita dall’Enciclopedia Treccani. Secondo tale definizione, l’intelligenza è un “insieme complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare e adattarsi agli ambienti”.

Questa definizione è incentrata sull’uomo ma riconosce anche agli animali un certo grado di intelligenza. Per quanto riguarda l’intelligenza degli animali può essere molto difficile considerare intelligenti determinate capacità perché per noi sono prive di significato. Considerando il contesto generale nel quale agiscono gli essere umani e gli animali si potrebbe definire intelligente la capacità di raggiungere determinati obiettivi. Gli obiettivi primari potrebbero essere legati alla sopravvivenza della specie, ma andrebbero comunque considerati obiettivi più immediati legati al piacere. Quando consideriamo l’intelligenza delle macchine dobbiamo domandarci se per definirle intelligenti dobbiamo considerare il raggiungimento degli stessi obiettivi posti per gli esseri viventi.

Per le macchine un obiettivo che noi consideriamo primario potrebbe non essere un obiettivo primario. Date le difficoltà nella comprensione di cosa sia l’intelligenza negli esseri viventi, definire l’Intelligenza Artificiale risulta molto difficile e controverso. Rapportando l’Intelligenza Artificiale all’intelligenza umana ci si deve chiedere se sia importante il risultato o la comprensione del procedimento per arrivare a quel risultato. Inoltre, anche se è possibile fornire una definizione precisa e specifica del concetto di intelligenza artificiale, questa deve comunque essere caratterizzata da una certa flessibilità, poiché la natura stessa della materia è soggetta a cambiamenti e mutamenti costanti nel tempo. Tali cambiamenti non solo influiscono sulle capacità dell’IA, ma modificano anche gli obiettivi che vengono progressivamente raggiunti, ampliando così il campo di applicazione dell’intelligenza artificiale.

Ciononostante, qualificare l’IA ci permette di poter comprendere le sue potenzialità e le sue capacità. In questa ottica in campo italiano l’IA è stata definita come “una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione dei sistemi hardware e sistemi di programma software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, ad un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana”.

Cristianità e intelligenza artificiale in chiesa?

La finalità non risiede nella sua stessa esistenza, bensì nel miglioramento della qualità della vita umana, costituendo uno strumento mirato a servire l’essere umano, e non a doominare l’essere umano.

Nellpambito del dibattito sull’intelligenza artificiale, due concetti fondamentali continuano a detenere un ruolo centrale: responsabilità e consapevolezza.

L’innovazione rapida che si sta diffondendo in questo mondo come “rivoluzione silenziosa” richiede che ci poniamo delle domande: queste macchine, che ora parlano come noi, ci possono aiutare? E quanto vi è di dannoso o di buono in tutto questo? Dobbiamo tornare a riflettere sul senso delle cose: è giusto o ingiusto? È vero, è falso? Che cosa è vero e cosa è falso? Che cosa è giusto e ingiusto?

Giulia Di Fonso è stata coordinatrice del GBU di Foggia e sta completando gli studi magistrali in scienze manageriali a Parma

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