Riportiamo qui e offriamo alla riflessione di amici e lettori questo capitolo di Ray Galea, contenuto nel libro che citiamo alla fine. Rispettiamo sensibilità e credi altrui ma in uno spirito dialogico e di approfondimento della verità proponiamo una riflessione evangelica su un tema molto sentito dai noi nostri amici che professano la fede cattolico-romana.
E’ sicuramente vero che gli evangelici, in ragione della tragica contrapposizione ideologica dei passati quattro secoli, hanno teso a sminuire la figura di Maria; tuttavia, come dimostra Ray Galea, resta una distanza considerevole.
Buona lettura (G.C. Di Gaetano)
Può essere difficile per i non cattolici apprezzare quanto sia preziosa Maria per i cattolici tradizionali. Infatti, mentre una «relazione personale con Gesù» è considerata un po’ strana da molti cattolici, una relazione personale con Maria non lo è. Maria è la Madre, la Madre di Cristo, la Madre di Dio, la Madre di tutti i cristiani, dovunque essi si trovino e il suo posto nella devozione cattolica rimane immutato. Papa Giovanni Paolo II attribuì a Maria il miracolo di essere stato salvato nel 1981 da una pallottola sparata da un assassino, in quanto tale evento accadde durante l’anniversario dell’apparizione di Maria a Fatima.
Cominciamo a vedere ciò che la Bibbia stessa dice riguardo a Maria.
Maria nel Nuovo Testamento
Incontriamo per la prima volta Maria nei Vangeli nelle vesti di una giovane ragazza, una vergine, promessa sposa a Giuseppe. Maria risponde con fede e lodi alla notizia, recatale da un angelo, di portare in grembo un bambino speciale, a differenza di Zaccaria, il quale non prese sul serio la parola dell’angelo. È chiaro che Maria è una giovane donna straordinaria e il privilegio che essa riceve di dare alla luce il Salvatore significa che «tutte le generazioni (la) chiameranno beata» (Lc 1:48).
Maria dà alla luce Gesù mentre è ancora vergine, la Bibbia è molto chiara a riguardo, anche se in seguito lei intratterrà una relazione coniugale del tutto normale con Giuseppe. Il vangelo di Matteo ci dice che Giuseppe «non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio» (Mt 1:25) e in numerose parti dei vangeli ci sono riferimenti ai fratelli di Gesù (per esempio Mt 13:55; Mc 3:31, 6:3; Gv 7:3–5). Insieme a Giuseppe, Maria cresce Gesù, presentandolo nel tempio come richiesto dalla legge (Lc 2:22–23), serbando nel proprio cuore il suo destino (Lc 2:19, 51) e sperimentando una normale preoccupazione materna quando Gesù si perde durante il viaggio di ritorno a Nazaret (Lc 2:41–50).
Non sentiamo quasi nulla su Maria durante il ministero di Gesù. La vediamo fargli una richiesta alle nozze di Cana, alla quale egli risponde in modo piuttosto brusco («Che c’è fra me e te, o donna?») anche se dopo fa ciò che Maria aveva chiesto (Gv 2:1–11). In un altro episodio, Maria e i fratelli di Gesù si recano da lui per persuaderlo a tornare a casa con loro, in quanto preoccupati per la sua incolumità. Gesù ignora la loro preoccupazione (Mc 3:20–35).
Successivamente vediamo Maria con altre donne alla crocifissione di Gesù. Dalla croce, Gesù affida Maria alla cura dell’«amato discepolo» (si tratta di Giovanni; Gv 19:25–27). Infine, prima della Pentecoste, la troviamo in preghiera con altri apostoli nell’alto solaio, come parte dei centoventi discepoli (At 1:14).
Maria nelle tradizioni non scritte della Chiesa
Lo straordinario corpus di credi e pratiche devozionali che, negli ultimi duemila anni, sono sorti intorno alla figura di Maria, trovano poco fondamento nella Bibbia. La Chiesa cattolica ammette ciò. Essa non pretende che il suo peculiare insegnamento su Maria sia da rinvenire esplicitamente nella Bibbia. Piuttosto, la Chiesa «ha riconosciuto e definito alcuni credi intorno a Maria che si trovano implicitamente nella Bibbia (non nella loro piena forma)»1.
Queste sono le tradizioni orali di cui abbiamo parlato nel capitolo 4, che sono sorte e si sono sviluppate nel tempo e alle quali è stata data l’approvazione della Chiesa cattolica come parte autentica della rivelazione di Dio a noi. Diamo uno sguardo ad alcune di queste tradizioni.
Maria la madre di Dio
Durante il Concilio di Efeso, avuto luogo nel 431 d.C., furono discussi gli aspetti della natura di Cristo. Come in una specie di causa che stabilisce un precedente, in questa disputa si decise di attribuire a Maria il titolo di theotokos (che significa «madre di Dio» o «portatrice di Dio»). Poiché, se Gesù era pienamente Dio, come era anche uomo, allora si poteva affermare che sua madre terrena stava «dando vita a Dio». Il dibattito riguardava la natura e lo status di Gesù e non lo status di Maria, tuttavia questa decisione fu usata in seguito per giustificare la venerazione e la devozione a Maria.
La verginità perpetua di Maria
Il Cattolicesimo romano insegna che Maria non solo diede alla luce Gesù mentre era ancora vergine ma che essa rimase tale per il resto della sua vita, con Gesù come suo unico figlio. Tenendo conto dei molteplici riferimenti nei Vangeli ai fratelli e alle sorelle di Gesù, il Cattolicesimo afferma che questi potrebbero essere stati fratellastri o probabilmente cugini, anche se persino alcuni autori cattolici ammettono che queste argomentazioni sono estremamente deboli.
Insistere sulla verginità di Maria è strano per un’altra ragione: implica che la sessualità all’interno del matrimonio sia in qualche modo non spirituale o contaminante, come se ciò avesse potuto macchiare Maria in qualche modo. Il sesso nel matrimonio, però, è un dono di Dio, buono e santo, ed è il modello biblico per il matrimonio: «essi diverranno una sola carne» (Gen 2:24). Infatti, la Bibbia si spinge ben oltre affermando persino che è sbagliato per i mariti o per le mogli privarsi l’un l’altro sessualmente (1 Cor 7:4–5).
Il Cattolicesimo afferma che la verginità perpetua di Maria è un «segno della sua totale consacrazione a Dio e del rispetto per il fatto che Dio stesso dimorò e crebbe nel suo grembo».
Ma in che modo la verginità è un segno di consacrazione o devozione a Dio? Ciò significa che Mosè, il quale aveva una moglie e dei figli, non era totalmente devoto al Signore? O che l’apostolo Pietro, il quale anche era sposato, non era degno di un posto nel piano di Dio?4
Maria la madre della Chiesa
L’insegnamento sulla verginità perpetua di Maria sfocia nell’idea di Maria come Madre della Chiesa: «Maria fu anche chiamata da Dio a essere la madre di tutti i cristiani, i quali sono stati fatti corpo di Cristo mediante il battesimo».
È interessante notare che nel Nuovo Testamento non c’è alcun accenno a Maria in questi termini. Dopo che è stata menzionata la sua presenza con i centoventi discepoli nel libro degli Atti nel capitolo 1, Maria scompare dalle pagine del Nuovo Testamento. Nel resto del libro degli Atti essa non svolge alcun ruolo nella storia della crescita della Chiesa. Nei rimanenti 22 libri del Nuovo Testamento, che insegnano così tanto sul piano di Dio, sulla natura della Chiesa e sulla vita cristiana, Maria è completamente assente.
Infatti, semmai, il Nuovo Testamento mette in guardia dall’attribuire a Maria un posto di troppo rilievo. Notate le parole di Gesù nel vangelo di Luca: «Mentr’egli diceva queste cose, dalla folla una donna alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!” Ma egli disse: “Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!”» (Lc 11:27–28).
Qui sicuramente si presentò per Gesù una buona occasione per poter affermare il grande valore e il posto che sua madre occuperebbe nel piano divino della salvezza per indirizzare i suoi discepoli a onorarla e venerarla. Al contrario, egli riprende gentilmente la donna che vuole lodare Maria. La benedizione principale, dice Gesù, non è portare Gesù in grembo, ma portare la parola di Dio nel proprio cuore.
Non c’è assolutamente alcuna giustificazione biblica per ritenere Maria madre di tutti i cristiani. Eppure per i cattolici questo insegnamento è molto importante. Per molti di loro, Maria è come una mamma celeste e spirituale e sono molto sensibili nel compiacerla oppure nell’affliggerla. Essi effondono davanti a lei le loro sollecitudini e guardano a lei affinché interceda per loro davanti a suo Figlio. La tenerezza della mediazione di Maria è catturata in una preghiera che memorizzai all’età di otto anni:
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi Tuoi misericordiosi. E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Prega per noi, o Santa Madre di Dio, affinché possiamo essere resi degni delle promesse di Cristo.
Confrontate questa preghiera con le parole dell’Epistola agli Ebrei, quando parla di come Gesù fu fatto simile a noi, condividendo la nostra carne e il nostro sangue, sperimentando sofferenza e tentazione:
«Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno» (Eb 4:15–16).
In Gesù noi abbiamo un mediatore e un amico, al quale possiamo andare per ottenere aiuto e grazia al momento opportuno. Nel Cattolicesimo, Maria ha ampiamente sostituito Gesù in questo ruolo. Lei deve essere il nostro primo punto di riferimento: ci si rivolge a lei per ottenere aiuto e grazia e misericordia, con la speranza che metta una buona parola per noi con suo figlio. Il ruolo di Cristo come intercessore, mediatore e amico dei peccatori è oscurato e diventa secondario.
L’immacolata concezione di Maria
L’insegnamento cattolico su Maria, però, non finisce qui. Il dogma cattolico sull’Immacolata Concezione afferma che «in vista del ruolo di Maria nel dare alla luce e far crescere il Figlio di Dio, Dio la preparò per questo liberandola dal peccato originale, dal momento in cui fu concepita nel grembo di sua madre, Anna. Dio preparò Maria a essere un vaso senza traccia di peccato, non a motivo della sua virtù o merito ma a causa del suo unico ruolo nel suo piano di salvezza»6. In poche parole, Maria non ebbe in comune con il resto dell’umanità il peccato originale e rimase senza peccato per il resto della sua vita.
Di nuovo, questa tradizione non solo non ha alcun supporto nelle Scritture ma è in contrasto con ciò che invece apprendiamo da quest’ultime. Nel Nuovo Testamento si afferma ripetutamente che Cristo è colui che è senza peccato; Maria non lo è mai. Infatti, la testimonianza di Gesù è che «Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio» (Mc 10:18); e Paolo afferma che «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rom 3:23). L’immagine che il Nuovo Testamento delinea di Maria è quella di una donna fedele e santa ma, come tutti i santi eroi della Bibbia, ancora parte della nostra razza umana peccaminosa.
Il Cattolicesimo colloca Maria su un piedistallo senza peccato, casto e materno, lontano dagli altri credenti, perché desidera fare spazio a Maria come la Santa Madre, la Regina del Cielo, la mediatrice speciale che si pone tra noi e suo Figlio e ci rappresenta davanti a lui.
L’Assunzione di Maria
La devozione popolare per Maria è cresciuta nel corso dei secoli. Alla metà del secolo scorso, milioni di petizioni furono sottoscritte, implorando il Papa a definire come dogma infallibile l’«Assunzione di Maria» in cielo. Ciò accadde, alla fine, nel 1950, quando Papa Pio XII dichiarò che Maria, «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo»7. Lei riceve il suo corpo di risurrezione al termine della sua vita e avendo ricevuto una vita senza peccato, evita il purgatorio ed entra nel cielo. Non è chiaro se la Chiesa cattolica insegni che Maria abbia prima sperimentato la morte fisica.
Uno scrittore cattolico afferma in modo significativo: «l’Assunzione di Maria è una fonte di speranza per noi in quanto raffigura ciò che un giorno accadrà a ogni cristiano fedele»8. Il fatto che Maria riceva il suo nuovo corpo prima del giorno del giudizio è la raffigurazione della speranza di ogni cristiano.
Tuttavia, secondo il Nuovo Testamento, questo è proprio il significato che deve essere attribuito alla risurrezione di Cristo:
«Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta» (1 Cor 15:22–23).
Cristo è l’unico che rappresenta la prova per tutti i cristiani e che in veste dell’«ultimo Adamo», sconfigge la morte e risorge a nuova vita come il primo di una nuova umanità risuscitata. La sua risurrezione come uomo è la garanzia della nostra risurrezione. E questa risurrezione avrà luogo nell’ultimo giorno, non prima (cfr. Fil 3:10–21).
Ancora una volta troviamo che la visione cattolica di Maria interferisce con il posto e il ruolo esclusivo di Cristo. E in nessun ruolo questa interferenza è più evidente che in quello di Maria concepita come mediatrice.
Maria come mediatrice e corredentrice
In quanto madre di tutti i cristiani, ci si rivolge a Maria affinché essa preghi e interceda per ognuno dei suoi figli e per la Chiesa nel suo insieme. Parlando del suo ruolo di mediatrice, Papa Giovanni Paolo II scrive,
«Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone “in mezzo”, cioè fa da mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può, anzi «ha il diritto», di far presente al Figlio i bisogni degli uomini. La sua mediazione, dunque, ha un carattere di intercessione…» (Giovanni Paolo II, Enciclica Redemptoris Mater)
Il Cattolicesimo afferma da una parte l’unicità di Cristo quale mediatore ma, dall’altra parte e paradossalmente, scredita la stessa verità con la sua raffigurazione di Maria quale mediatrice. Infatti, a Maria è persino attribuito il titolo di «corredentrice» in quanto ella ha cooperato con Cristo nella redenzione del mondo, consentendo di dare alla luce Gesù. L’ubbidienza di Maria è vista come un passo necessario nel piano di Dio per salvare il suo popolo. Infine, alla croce, le intense sofferenze di Maria, unite a quelle di suo Figlio, provvedono «un contributo alla redenzione di tutti».
All’interno del Cattolicesimo sembra che non ci sia alcun posto in cui Cristo è lasciato solo a compiere la sua opera di salvezza. In altre parole non c’è posto in cui Maria, quale rappresentante dell’umanità, non attenti all’unicità di Cristo. Maria condivide la purezza senza peccato di Cristo, la sua ubbidienza alla volontà del Padre, la sua opera redentrice, il suo corpo risorto, la sua mediazione e la sua celeste intercessione.
Crescendo, mi veniva insegnato, come a molti cattolici, che noi presentiamo le nostre richieste a Dio per mezzo di Maria allo stesso modo in cui chiediamo alle nostre madri terrene di presentare le nostre richieste ai nostri padri, i quali potrebbero essere piuttosto severi e distanti. Sono ora stupito del fatto che non abbia saputo discernere le implicazioni di un parlare del genere: in quanto ciò sicuramente disonora sia Dio il Padre, che ci ha amati così tanto da aver dato il suo unico Figlio, sia sminuisce Cristo, che ci permette di avvicinarci al trono di grazia con coraggio. Non si può evitare quanto segue: inserire qualcun altro nel ruolo di mediatore significa o che Dio il Padre è ancora arrabbiato, oppure che Dio il Figlio è inadeguato.
La pratica modella sempre la teologia. Nel Rosario, per esempio, il numero considerevole di preghiere dirette a Maria, in contrapposizione a quelle rivolte al Padre, favorisce il predominio di Maria. Per ogni Padre Nostro ci sono dieci Ave Maria. E mentre i cattolici sono incoraggiati a meditare sul mistero di Cristo, il Rosario termina con una meditazione sull’assunzione di Maria e la sua incoronazione come Regina del cielo.
Non abbiamo qui lo spazio per discutere di innumerevoli forme devozionali nei confronti di Maria che si sono evolute nel corso dei secoli: l’indossare medaglie o collane particolari per assicurarsi la protezione di Maria, i pellegrinaggi nei luoghi dove, come si sostiene, ci sono state le apparizioni di Maria, e così via.
Maria come essenza del Cattolicesimo
L’insegnamento cattolico riguardo a Maria riassume, sotto molti aspetti, i problemi che ci distanziano dal Cattolicesimo. L’influente teologo tedesco Karl Barth si espresse così: «Nella dottrina e nell’adorazione mariana è espressa l’eresia della Chiesa cattolico-romana che spiega tutto il resto. La “madre di Dio” del dogma mariano cattolico-romano è semplicemente il principio, il tipo e l’essenza della creatura umana che partecipa come serva alla sua propria redenzione» (enfasi aggiunta).
La creatura umana che partecipa come serva alla sua redenzione: sono parole penetranti. Non per mezzo di Cristo soltanto, come si trova scritto nella Bibbia, e ricevuto per sola fede, mediante la sola grazia. Per il Cattolicesimo, l’umano deve essere sempre re-inserito, sia che si tratti del ruolo di sacerdoti umani nella Messa sia del ruolo della Chiesa nello stabilire la parola di Dio o ancora del ruolo delle nostre opere nel meritare la salvezza.
E l’insegnamento cattolico su Maria è un esempio classico. Vediamo l’unicità di Cristo messa da parte e l’elevazione della sua madre terrena al suo fianco per rivestire il ruolo di mediatrice e amica dei peccatori; vediamo la Bibbia essere stravolta da una graduale aggiunta di tradizioni della Chiesa infallibile che sono sempre più lontane da ciò che la Bibbia in realtà insegna; e vediamo preghiere e devozioni a Maria praticate per guadagnare il suo favore e la sua protezione.
Il cuore del problema è il desiderio degli uomini di partecipare alla loro propria salvezza e l’istituzionalizzazione di questo desiderio nell’insegnamento e nella pratica della Chiesa cattolica.
(Ray Galea, A mani vuote. Cattolici ed Evangelici di fronte al messaggio della salvezza, Edizioni GBU, 2012)
RAY GALEA è un ministro anglicano che opera a Sydney, in Australia come responsabile del gruppo pastorale del St Alban’s
Multicultural Bible Ministry