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Zorba e la gabbianella: ricordo di uno scrittore lieve

di Valerio Bernardi

Abbiamo da poco appreso la notizia della morte per la pandemia di uno dei più importanti scrittori sudamericani: Luis Sepúlveda. L’intellettuale cileno abitava da diversi anni in Europa e si era stabilito nella regione della Asturie, forse perché le montagne e l’Oceano Atlantico più gli ricordavano la sua terra. Sepúlveda è un personaggio importante nella letteratura sudamericana, sia per la sua rappresentatività politica (è stato un esule dopo la caduta del regime di Pinochet), sia per la sua capacità letteraria (i suoi scritti sono vari e vanno dal racconto breve, al reportage biografico, al romanzo, al racconto per bambini, mostrando una notevole capacità e facilità di scrittura). Ma in queste righe non voglio discettare del suo valore come uomo e come letterato. Ci sarebbero persone che meglio saprebbero esprimere un parere.

Per me Sepúlveda significa ricordare i diversi pomeriggi passati con mia figlia piccolina a vedere il DVD tratto da quello che rimane il suo racconto più importante e famoso: La storia della gabbianella ed il gatto che le insegnò a volare. Il film animato, che consiglio a grandi e piccoli di rivedere (è sicuramente disponibile su Netflix) è stato prodotto nel 1998, l’anno in cui mia Valentina è nata. Da filoamericani quali siamo in famiglia comprammo il dvd con un qualche scetticismo, ma poi ci siamo accorti di aver acquistato un piccolo capolavoro, forse il più bel film d’animazione che un italiano abbia mai girato. Un piccolo prodigio dell’ingegno italiano, in cui Cecchi Gori e d’Alò, insieme con l’aiuto dello stesso scrittore (che in italiano doppia sé stesso), riuscirono a produrre un piccolo capolavoro.

Il cartone è stato un successo anche perché il racconto di Sepulveda è adatto (ancora oggi, dopo ormai trent’anni dalla sua stesura) per un pubblico moderno, portando avanti dei messaggi chiari in un clima sereno e non conflittuale, forse proprio perché lo stesso A., che quando scrisse la storia viveva in esilio in Germania, voleva creare questo clima. Le tematiche affrontate sono le più disparate: si va dal problema ecologico, si passa alla riconciliazione tra animali che sono in conflitto tra di loro sino al voler ripristinare, con uno sforzo quasi contro natura, l’identità di colei di cui ci si era preso cura.

Sepúlveda non era un cristiano e alcuni dei nomi presenti nel racconto lo dimostrano chiaramente: la sua simpatia per l’Illuminismo è rappresentata dal gatto che si chiama Diderot ed uno dei principali protagonisti, Zorba, prende il nome del personaggio descritto da Katzanzakis e interpretato magistralmente (ma forse anche un po’ in maniera stereotipica) da Anthony Quinn negli anni Sessanta, personaggio che rappresenta l’essenza tragica della grecità e, allo stesso tempo, dell’anarchia mistica. Nonostante questi aspetti del racconto vanno apprezzati tutta una serie di valori ed anche la serenità di chi lo scrive pur trovandosi in esilio, lontano dalla sua terra perché di fatto è dovuto scappare. Il messaggio è che i bambini devono avere sempre favole positive, dove possono, attraverso l’intreccio, imparare una “morale”:

La storia inizia con una perdita, con una certa tragicità: dopo un viaggio estenuante, a causa anche dell’inquinamento voluto dagli uomini (lo stesso porto di Amburgo, luogo dove si svolge la storia non ne è esente), la mamma della gabbianella muore ed affida colei che sta per nascere ad una comunità di gatti, naturali nemici e predatori degli uccelli, figuriamoci se non delle uova. Ma proprio perché Zorba non è un gatto convenzionale, alla fine accetta la sfida e si prende cura della piccola, allevandola come un gatto inizialmente. Ci troviamo quindi al paradosso che colei che doveva essere cacciata si comporta come i cacciatori. Ma contro la natura non si può andare e quindi la comunità dei gatti decide che bisogna insegnare alla gabbianella a spiccare il volo, perché solo così potrà raggiungere la propria identità.

Questa la sintesi (forse non delle migliori) della storia. Ho sempre pensato che far vedere a mia figlia il cartone (e comprarle in seguito anche il racconto) fosse una cosa assolutamente positiva per i valori che, senza rispettare un’agenda e senza appesantirli troppo (gli ultimi film Disney talvolta lo fanno), venivano trasmessi.

Il racconto è un’apologia della difesa del più debole: anche quando i nostri istinti vorrebbero mangiare colei che ci è di fronte dovrebbe invece prevalere l’amore. E’ un ricordo lieve e non martellante di come ci si debba prendere cura del Creato, perché i danni possono avere conseguenze irreparabili. E’ anche un inno alla solidarietà ed al cercare di rispettare il prossimo nella sua identità, tanto da andare contro la propria natura pur di rispettare quella dell’altro.

Come la storia dello scrittore cileno, nella sua semplicità e nella sua grande intuizione (riprendere in chiave moderna la tradizione della favola esopica) trasmette questi valori ai piccoli (con una certa dose di anarchismo rispetto all’autorità costituita, incarnata in tutti i personaggi), così anche noi dovremmo riflettere sulla bontà di questo prodotto letterario e del film animato che ne è stato ricavato che hanno valori positivi ed adatti anche per i credenti di questo secolo.

In un periodo di difficoltà, inoltre, la scrittura di Sepulveda, nella sua levigata leggerezza, promuove anche un valore che deve anche da noi essere portato avanti: quello della speranza. Dal gabbiano che lascia sua figlia nella speranza che le possa sopravvivere, ai gatti che agiscono contro il loro istinto naturale per salvare chi è debole, scopriamo intrecci che alludono alla costruzione di un futuro migliore e radioso, che, forse, Sepúlveda vedeva nel sole nascente del socialismo, ma che noi, facilmente possiamo vedere in messianismo diverso. Sicuramente allo scrittore cileno si potrebbe rimproverare il troppo ottimismo per i valori di questa terra ed una mancanza di sovrannaturale mai presente, ma non si può negare l’efficacia del racconto ed il veicolamento di positività in un periodo di apparente sfiducia (come è stato anche quello del suo esilio forzato). Pertanto, la mia sollecitazione è, per chi non l’abbia ancora fatto, a leggere Sepúlveda e soprattutto a leggere e guardare quello che è uno dei migliori racconti per bambini scritti nella seconda metà del XX secolo. Ora che abbiamo del tempo questo è possibile.

Guarda il trailer di La Gabbianella e il gatto