Ambientalismo: una religione senza Fondatore
Origini di questa religione
Fin dall’inizio del 1900 gli scienziati anno postulato che fosse in atto un cambiamento climatico e che era causato dai gas serra rilasciati dalla combustione dei carburanti fossili. Non è stato però prima dello sviluppo delle simulazioni al computer che questa tesi trovò un consenso, verso la fine degli anni ’70. Nel Regno Unito il movimento [ambientalista / ecologista] entrò nel dibattito politico di massa grazie a Margaret Thatcher che nel 1989 sollevò la questione all’ONU. Quasi due decenni dopo è stato approvato il Climate Change Act 2008, che “ha stabilito l’obiettivo di ridurre significativamente le emissioni di gas serra nel Regno Unito, entro il 2050, e un percorso per arrivarci. La legge ha inoltre istituito il comitato sui cambiamenti climatici (CCC) per garantire che gli obiettivi di emissione siano basati su prove e valutati in modo indipendente”.
Nel 2015, le nazioni appartenenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) hanno firmato l’accordo di Parigi. L’obiettivo èa di rafforzare la risposta mondiale ai cambiamenti climatici per mantenere la temperatura media globale al di sotto di 2° C sopra i livelli preindustriali e, se possibile, limitare l’aumento a 1,5° C.
Una delle caratteristiche più sorprendenti del movimento ambientalista sono le sue sfumature profondamente religiose.
Nel 2018, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite responsabile della valutazione dello stato scientifico relativo ai cambiamenti climatici, ha pubblicato un rapporto sull’impatto del riscaldamento globale di 1,5° C sopra i livelli preindustriali. Tale rapporto è ciò su cui si basa principalmente il movimento ambientalista attuale. Il documento evidenzia, con diversi gradi di affidabilità, le conseguenze osservabili o prevedibili dell’attività umana sulla temperatura globale, nonché lancia un avvertimento sui gravi rischi e sui problemi che il riscaldamento globale rappresenta per le popolazioni umane e animali, tra cui i rischi per la salute e per l’approvvigionamento di cibo e di acqua con le conseguenti ricadute sull’economia.
Il movimento ambientalista nel Regno Unito [ma anche altrove] ha costruito la sua causa sulle prove scientifiche del rapporto IPCC. Con il crescente consenso scientifico, la causa ambientalista si è imposta nella vita comune grazie all’impegno [almeno in Inghilterra] di personaggi quali Sir David Attenborough, la cui serie nel 2018 “Blue Planet II” ha messo in luce drammaticamente il problema dell’inquinamento della plastica.
Anche altri gruppi ambientalisti hanno fatto la loro parte, con l’emergerne di alcuni come Surfers Against Sewage che si sono aggiunti a gruppi di attivisti di lunga data come Greenpeace e i partiti Verdi per portare in primo piano nel dibattito pubblico il problema dell’ambiente. Anche il crescente culto della celebrità che ha investito le figure chiave degli attivisti climatici ha avuto un ruolo significativo. A cominciare da celebrità come Leonardo di Caprio e politici come Al Gore, culminando nell’esaltazione dell’attivista adolescente Greta Thunberg quale eroina del movimento, dopo le sue proteste fuori dal parlamento svedese.
La nascita di Extinction Rebellion (XR) nel 2018 ha rivoluzionato il dibattito. XR ha organizzato proteste di massa in tutto il mondo coinvolgendo milioni di persone e ha catapultato la questione nella coscienza pubblica attraverso le sue strategie di protesta civile pacifica e le manifestazioni di piazza[1]. Il gruppo esprime tre richieste: “dire la verità” sui cambiamenti climatici, “agire ora” e andare “oltre la politica” coinvolgendo i cittadini per affrontare la questione.
Il movimento ha spinto le preoccupazioni ambientaliste dal margine dell’agenda politica al centro. L’ambiente viene sempre più spesso considerato una questione fondamentale e questo è particolarmente vero tra i giovani.
Di conseguenza c’è stato un successo significativo; per esempio in Inghilterra la Camera dei Comuni è stata costretta ad affrontare il problema. Nel giugno 2019, uno degli atti finali del governo di Theresa May è stato legiferare per il raggiungimento di emissioni nette pari a zero entro il 2050. Tuttavia per molti, un obiettivo come questo non è abbastanza, considerando che XR spinge per abbattere completamente le emissioni entro il 2025.
L’insegnamento biblico sulla preoccupazione ambientale
Possiamo tracciare significativi parallelismi tra le preoccupazioni del movimento ambientalista e l’insegnamento cristiano. La narrazione biblica ci dice che Dio ha creato un mondo “buono” e ha dato all’umanità il compito di prendersi cura e sviluppare questa creazione (Genesi 1-2). Sebbene l’uomo vivesse originariamente in armonia con il creato, tutto ciò è presto collassato, nel momento in cui il peccato entrò nel mondo attraverso il rifiuto opposto a Dio da parte dell’umanità (Genesi 3). Durante il resto della narrazione biblica ci viene ripetutamente mostrato l’effetto devastante del peccato sui nostri rapporti con Dio, tra di noi e con il nostro pianeta:
La terra è in lutto, è spossata,
il mondo langue, è spossato,
gli altolocati fra il popolo della terra languono.
La terra è profanata dai suoi abitanti,
perché essi hanno trasgredito le leggi, hanno violato il comandamento,
hanno rotto il patto eterno.
Perciò una maledizione ha divorato la terra
e i suoi abitanti ne portano la pena;
perciò gli abitanti della terra sono consumati
e poca è la gente che ne è rimasta. Isaia 24:4-6
Allo stesso tempo, mentre si manifestata sempre di più la devastazione causata dal peccato, la Bibbia rivela il piano di Dio di ripristinare il suo rapporto con il suo popolo, riscattare le anime, redimere la creazione e unire tutte le cose attraverso e sotto la signoria di Cristo (Efesini 1:9-10).
Infine, i cristiani credono nel giudizio finale e nella giustizia delle leggi di Dio e ciò si applica anche alla terra (Apocalisse 11:18). Inoltre, i cristiani hanno la speranza di un nuovo paradiso e di una nuova terra in cui Dio abita con il suo popolo, in cui non vi è alcuna maledizione e la rottura scatenata dalla Caduta non esiste più (Apocalisse 21-22).
Possiamo tracciare dunque significativi parallelismi tra le preoccupazioni del movimento ambientalista e il cristianesimo.
Tenendo bene a mente quello che abbiamo detto, i cristiani possono affermare e condividere la preoccupazione per la creazione, andando perfino oltre, dato che abbiamo fiducia in un Dio creatore che ci dà buoni doni e ci chiama a onorarlo. Dovremmo detestare il peccato e l’avidità che causano la distruzione e perseguire il comportamento che si prende cura della creazione come Dio la intendeva.
Il quadro biblico ci dà motivo di riesaminare le nostre abitudini relativamente a consumi e spesa. Ci spinge a guardare gli effetti dei nostri stili di vita e a cercare di apportare cambiamenti – non come segno di virtù ma per onorare il nostro creatore. Dovremmo valutare le politiche che sosteniamo e il modo in cui si preoccupano (o non si preoccupano) del mondo. Dovremmo comprendere l’impatto dell’ingiustizia ambientale sui poveri a livello globale e valutare come sostenere le persone più colpite dall’impatto del cambiamento climatico.
Una religione senza speranza
Il movimento ambientalista condivide la visione cristiana della bontà del mondo naturale, e allo stesso modo riconosce che l’avidità, l’egoismo, la sconsideratezza e la malvagità dell’uomo hanno causato la distruzione del pianeta. Tuttavia, manca la speranza cristiana di redenzione e restaurazione, e c’è invece una profonda paura per il futuro. Lo vediamo nelle parole di Greta Thunberg al World Economic Forum di Davos nel gennaio 2019,
«Gli adulti continuano a dire “abbiamo il dovere di dare speranza ai giovani”. Ma io non voglio la tua speranza. Non voglio che tu abbia speranza. Voglio che ti venga il panico. Voglio che tu senta la paura che provo ogni giorno. E allora voglio che agisci.»
Questa è la narrazione biblica senza speranza – non c’è promessa di salvezza e la motivazione per agire è la paura.
Il problema fondamentale con il movimento ambientalista nella sua forma attuale è che propugna una religione senza Dio. E in questa religione, la salvezza dipende unicamente dallo sforzo umano e dalla sua volontà. Il riconoscimento diffuso dell’errore umano si trova insieme alla soluzione di trasformazione umana, sia individuale sia sistematica. I commenti di Greta Thunberg al Parlamento nell’aprile 2019 danno un assaggio di tale modello di salvezza, “Nel momento in cui decidiamo di realizzare qualcosa, possiamo fare qualsiasi cosa”.
Al movimento ambientalista manca la speranza cristiana di redenzione e restaurazione
Eppure i cristiani sanno che non è così. L’Antico Testamento ci mostra pazientemente secolo dopo secolo che gli uomini non riescono a vivere come dovrebbero. Nonostante la pazienza, il perdono e la grazia di Dio, vediamo che gli umani non sono in grado di risolvere il problema più profondo: il peccato. Nonostante tutti i loro sforzi e sacrifici, la legge rimane impotente a salvare: “perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato” (Romani 3:20). L’obbedienza alla legge dell’Antico Testamento non può salvare – piuttosto dimostra la nostra incapacità di salvarci. Questo è qualcosa che il movimento ambientalista fa bene. Anche Isaia 64:6 si dimostra utile in ciò:
Tutti quanti siamo diventati come l’uomo impuro,
tutta la nostra giustizia come un abito sporco;
tutti quanti appassiamo come foglie
e la nostra iniquità ci porta via come il vento.
Nonostante i nostri migliori sforzi, rimaniamo peccaminosi e imperfetti. Neanche le nostre migliori azioni possono riscattarci.
Attua il cambiamento ma riconosci il salvatore
Il problema cruciale è quindi l’incapacità dell’umanità di affrontare i problemi creati dal proprio peccato. Pur intensificando gli sforzi, questo non verrà risolto. Indipendentemente dalla chiara giustizia del processo decisionale[2], indipendentemente dall’unità con cui le persone rispondono, l’umanità non può affrontare il suo peccato, che è la causa fondamentale della crisi climatica. Anche se il movimento ambientalista fosse unito nella sua causa e avesse una risposta coordinata e costruttiva, gli sforzi umani sarebbero comunque inferiori al cambiamento necessario per invertire il danno e ricostruire una natura fiorente.
Romani 9 evidenzia chiaramente che la salvezza non dipende dallo sforzo umano ma dalla misericordia di Dio. Il movimento ambientalista nella sua accezione secolare è quindi intrinsecamente difettoso. Noi siamo davvero i responsabili, la distruzione ambientale è chiaramente radicata nel nostro peccato, ma la soluzione può essere trovata solo in altro e “quell’altro” non è Greta Thunberg, Extinction Rebellion o finanche il rovesciamento del capitalismo globale come lo conosciamo.
No, la soluzione è in Gesù, che è Dio diventato uomo, che visse una vita di giustizia ma morì al posto nostro di una morte da peccatore, ma poi risuscitò dai morti tre giorni dopo.
Per mezzo di tutto ciò ha vinto il peccato e la morte e ha creato la via per la riconciliazione del rapporto con Dio Padre, per la riconciliazione del rapporto con i nostri simili e per la riconciliazione con la stessa creazione.
Non dovremmo quindi disperare. C’è un Dio di redenzione che cambia i cuori, che spezza il potere del peccato e della morte e trasforma le vite per la sua buona opera. Solo lui fornisce una soluzione e pertanto dobbiamo pregare e portare avanti l’opera di trasformazione del vangelo se vogliamo avere un impatto reale in questo dibattito. Questo non ci esime dall’agire, ma dovrebbe spronarci a prenderci cura della creazione, poiché riconosciamo che “Al SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti” (Salmo 24:1).
Il nostro ruolo è quindi quello di rispondere alla chiamata, pronunciata alla creazione, a essere buoni amministratori di un mondo che appartiene a Dio, non a noi. La consapevolezza che un giorno Cristo verrà per rendere tutte le cose nuove non ci legittima a non fare nulla, ma ci chiama a fare di più mentre cerchiamo di essere come lui e così in parte a rappresentarlo nel mondo. E mentre lo facciamo, possiamo lavorare con speranza, non disperazione, sapendo che non tutto dipende solo dai nostri sforzi. Non siamo la soluzione, Cristo lo è.
Il problema cruciale è l’incapacità dell’umanità di affrontare i problemi creati dal suo stesso peccato.
Non possiamo quindi aderire pienamente al movimento nel suo stato attuale, perché abbiamo una speranza e una certezza che è assente da esso.
Dobbiamo anche riconoscere il comandamento di sottometterci ai nostri leader, avendo in Romani 13 l’esempio principale. Ciò non esclude la pubblica protesta e, data la libera democrazia in cui viviamo, questo diritto può essere esercitato. Tuttavia, dovrebbe cambiare il modo in cui protestiamo o facciamo pressione. Dovrebbe cambiare il modo in cui parliamo dei e ai nostri rappresentanti eletti. La Scrittura in particolare estende la nostra sottomissione ai sovrani oltre la pura sottomissione legale e in regime di rispetto e onore (Romani 13:7; 1 Pietro 2:17). Queste caratteristiche dovrebbero essere evidenti in qualsiasi attivismo o protesta in cui siamo coinvolti.
Ma se c’è una cosa che possiamo imparare dal movimento ambientalista è il modo in cui la loro profonda e sentita convinzione di avere un messaggio che tutto il mondo deve ascoltare e a cui deve rispondere, li ha stimolati ad un’azione urgente e costosa. Il fervore di questo movimento dovrebbe sfidare noi cristiani nella nostra evangelizzazione – se il messaggio evangelico è vero, allora dobbiamo condividerlo. Ci preoccupiamo del mondo creato da Dio e perseguiamo il piano di salvezza di Dio con lo stesso tipo di entusiasmo in cui siamo completamente concentrati?[3] Quanto siamo audaci nel proclamare la salvezza che si trova in Cristo?
Possiamo affermare il desiderio di un mondo migliore, possiamo affermare la chiamata ad agire per prevenire gli effetti distruttivi del nostro peccato sull’ambiente, ma soprattutto dobbiamo parlare della nostra certa speranza. La speranza cristiana non è creata dallo sforzo o dalle opere ma da un salvatore esterno. C’è solo una via d’uscita dal caos creato dal nostro peccato e non siamo noi. Cristo è la nostra sola speranza; lui risolve un problema molto più profondo di cui la crisi climatica è solo una parte. Cristo risolve il nostro peccato. I cristiani mantengono la speranza che un giorno tornerà, fino ” ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti” (Atti 3:21). Solo allora vedremo distruzione del nostro mondo annullata per sempre.
Tom Kendall, coordinatore del network dedicato alla politica dei GBU inglesi.
Traduzione di Claudio Pasquale Monopoli (GBU, Roma)
Traduzione con permesso da BeThinking
“Una religione senza speranza
Il movimento ambientalista condivide la visione cristiana della bontà del mondo naturale, e allo stesso modo riconosce che l’avidità, l’egoismo, la sconsideratezza e la malvagità dell’uomo hanno causato la distruzione del pianeta. Tuttavia, manca la speranza cristiana….”
Questa considerazione non la comprendo:
1) Siamo sicuri che il cristianesimo condivida la visione di una bontà del mondo naturale? O almeno che, anche se alcuni movimenti cristiani la condividono, sia questa la visione biblica?
2) Cosa vuol dire “tuttavia manca la speranza cristiana”? Certamente. Altrimenti sarebbe un movimento cristiano…
3) In tutte le passioni umane, in tutte le lotte per il futuro dal punto di vista politico e sociale,se esaminate da questo punto di vista troviamo un aspetto religioso…e non cristiano. Ma cosa aggiunge o cosa toglie alla richiesta di aiuto lanciata da chi ha percepito un serio problema? Problema, quello ambientale, che forse noi cristiani abbiamo trascurato?
4) Non sarebbe invece il caso di accettare di lottare in una realtà plurale e laica in modo costruttivo?
“Il problema cruciale è l’incapacità dell’umanità di affrontare i problemi creati dal suo stesso peccato.
Non possiamo quindi aderire pienamente al movimento nel suo stato attuale, perché abbiamo una speranza e una certezza che è assente da esso.
Dobbiamo anche riconoscere il comandamento di sottometterci ai nostri leader, avendo in Romani 13 l’esempio principale. Ciò non esclude la pubblica protesta e, data la libera democrazia in cui viviamo, questo diritto può essere esercitato. Tuttavia, dovrebbe cambiare il modo in cui protestiamo o facciamo pressione….”
Anche questo passaggio crea molte domande….
Sulla pubblica protesta Dalla Riforma, passando per il puritanesimo fino ad arrivare a M.L. King, di strada se ne è fatta…. E quale problema creerebbe il movimento ambientalista?
Non capisco…
A volte leggo puntualizzazioni e precisazioni delle quali non riesco a comprendere il significato, o meglio, lo scopo cristiano, quindi costruttivo.
Comprendo l’ottusità di un capo di stato che bullizza una ragazzina perchè denuncia insistentemente la politica internazionale, accetto anche vecchi detentori del potere che si sentono minacciati dalle piazze e cercano di screditare tutto e tutti, ma non comprendo la maggioranza dei cristiani con tre o quattro fissazioni da difendere e da imporre agli altri mentre il mondo brucia.
Dico questo riflettendo come Cristiano e non mi definisco ambientalista.
Per brevità sarò un po’ drastico.
Un articolo fuorviato e fuorviante.
Già il titolo è strano: se l’ambientalismo come religione avesse un Fondatore sarebbe forse più accettabile?
Sembra che la preoccupazione dell’autore sia di evitare che i cristiani si appassionino al tema confondendo la “salvezza” ecologica del pianeta con la salvezza dell’uomo in Cristo, mi pare che ce ne passi, anche se certe chiese istituzionali stanno puntando molto su questo tema.
Affermare “l’umanità non può affrontare il suo peccato, che è la causa fondamentale della crisi climatica.” mi sembra scientificamente “ardito” se non si citano prove che i paesi a prevalenza cristiana hanno avuto comportamenti più rispettosi dell’ambiante.
Affermare “Non possiamo quindi aderire pienamente al movimento nel suo stato attuale, perché abbiamo una speranza e una certezza che è assente da esso.” equivale a dire che non possiamo sostenere la Croce Rossa o Telethon o fare del volontariato perchè abbiamo una speranza diversa dagli “altri”.
La paura di offendere le autorità aderendo ad un movimento finora pacifico come Fridays for future mi sembra onestamente un po’ ridicola.
Secondo l’autore Cristo “risolve un problema molto più profondo di cui la crisi climatica è solo una parte”. Ma se i cristiani attendono il giorno del Signore “dove i cieli passeranno stridendo e gli elementi infiammati si dissolveranno e la terra e le opere che sono in essa saranno arse” (II Pt 3.10), allora la soluzione della crisi climatica non sarebbe la conservazione del creato attuale, ma la sua distruzione e l’apocalittico rinnovamento. Per questo l’ambientalismo, per quel che ne so, non è nato in ambienti cristiani e non ha un “Fondatore”…