La croce e la mezzaluna

di Giacomo Carlo Di Gaetano

Vivere e confrontarsi con l’Islam

Bisogna decidere da dove partire. Il confronto con il “mondo islamico” (già questa sembrerebbe una scelta intepretativa – mondo islamico?) è una sorta di rompicapo.
Prima di tutto la cronaca che ci restituisce indizi molto eloquenti relativi a un conflitto senza quartieri tra il “mondo” cristiano e il “mondo” islamico (anche qui una interpretazione: che cosa significa “mondo” cristiano?).

In tutti i modi, la presenza strisciante del terrorismo, ormai non più declinato secondo le logiche delle organizzazioni globali modello spectre di 007, da Al Qaeda all’Isis, passando per lo stato islamico, ma un terrorismo che segue in maniera quesi ineluttabile i flussi migratori e il succedersi delle generazioni di immigrati che mal si integrano in Occidente (vedi rivolte in Gran Bretagna), ebbene questi indizi quasi ci impongono di partire da questioni di storia e di geo-politica.

 

Poi c’è l’aura un po’ esotica del tema; ma è prooprio una priorità impegnare la chiesa in interrogativi concernenti una fede che non sempre è a contatto con le chiese, in quanto spesso si rifugia in enclave etniche? Nei suoi confronti basterebbe una buona dose di politica da “riserva indiana” affinché tutti stiano buoni e noi si possa pensare al nostro mandato evangelistico che ha a che fare tradizionalmente con le estremità della terra (come se lì i musulmani non ci fossero) e più recentemente con una riconquista delle terre d’Europa, contro il secolarismo.

L’Islam lasciamolo o ai teorici del pluraismo religioso, predicatori astrusi di un mondo inesistente in cui tutte le strade porterebbero a Dio. Per niente proprio, vi risponderebbe un fedele musulmano e uno “cristiano”. Oppure lasciamolo a quei missionari-predicatori “arrabbiati” che, vedendo quello che gli altri non vedono, gridano al lupo al lupo dove il lupo sarebbe il rischio per tutti noi di diventare muslmani. Un po’ come l’apporccio identitario al cattolicesimo (AIC) per il quale rischiamo di diventare tutti cattolici e seguaci di Bergoglio … per la simpatia che suscita.

E poi c’è sempre la politica. Il tema dell’Islam può essere lasciato alla politica, sia essa di destra (prima gli italiani e attenzione alla sostituzione etnica e amenità del genere) sia essa di sinistra (multicolore è bello, è indice di una superiorità etnica e sociale).

Rinunciare al confronto con l’Islam o paralizzarsi a causa del rompicapo iniziale è un po’ come riscrivere il Grande Mandato di Gesù (Matteo 28) cancellando il passaggio da Samaria: mi sarete testimoni a Gerusalemme e poi alle estremità della terra. Ebrei (ma sfido a pensare alla testmonianza agli Ebrei in termini meno problematici di quella ai musulmani) e secolaristi, cioè quelli che ci assomigliano di meno e sono più distanti da noi quanto a regimi di credenze ben delineati.

Ma il mondo è una vasta distesa di chiaroscuri, di grigi. C’è un mondo che ci assomiglia pur essendo radicalmente diverso da noi. La categoria del “samaritano” nella Bibbia serve proprio a questo, a ricordarci che nella missione incontriamo dei nostri alter ego che ci obbligano a uno sforzo di penetrazione e di comprensione di che cosa crede l’altro (la donna samaritana) e di revisione della nostra identità (la parabola del buon samaritano).

L’Islam come una gigantesca Samaria onnipresente in tutto il mondo.

Colin Chapman studioso anglosassone che ha speso la vita a insegnare materie islamiche tra l’Inghilterra e il Medio Oriente, nel suo famoso libro dedicato al rapporto tra la croce e la mezzaluna (IVP, 2007) suggerisce che il primo passo da fare nel confornto con l’Islam e “avvicnarsi al musulmano, come nostro prossimo”. Prima ancora di capire l’Islam, prima ancora di discutere con i musulmani, di affronatare i temi di fondo o presentare loro il vangelo, è fondamentale:

– incontrarli faccia a faccia
– apprezzare la cultura islamica
– avere consapevolezza dei nostri pregiudizi.

“Ciao come stai”! Questa fu la risposta che il professore di studi islamici diede a uno studente che, durante il corso sull’Islam, gli chiese proprio: come devo approcciarmi a un musulmano? Salutandolo con un caloroso “Ciao come stai?” Fu la risposta del professore! Avviciniamo degli esseri umani prima che dei portatori di credenze. E il cristianesimo è l’unica visione del mondo che chiede ai suoi seguaci di incontrare l’altro sull’unico piano possibile, quello della sua umanità, indipendentemente dalle sue convinzioni. Poi ci sono altre cose e tra di esse mi stupice come Chapman insista sull’assunzione dell’iniziativa, per esempio nell’area dell’ospitalità: invitarsi e andare da loro e molto meglio che invitare loro (sic!).

Un altro step in questo incontro tra esseri umani è naturalmente quello di comprendere dove è l’altro. Sembra che la curiosità, quanto meno come prima mossa, stia in capo ai cristiani. Il cristianesimo una fede curiosa? Si scopre allora che per i musumani la famiglia, l’onore, l’educazione e l’onnipresenza di Dio nella vita siano pilastri di qualsiasi configurazione geo-culturale, dalle Filippine, alla Turchia, dai Paesi del Golfo alle enclave islamiche nel nord Europa.

Infine ci sono i nostri atteggiamenti. Stiamo parlando di un ipotetico primo passo nel “vivere e confrontarsi con l’Islam”, come suggeritoci da Colin Chapman.
Prima però di accennarvi, è bene sottolineare che questa iniziativa (vai a casa loro, chiedigli delle feste del loro calendario, scopri i loro valori) è relativa allo scambio “umano” cioè tra esseri umani che si riconoscono come tali.
Un po’ complicato attuare questa curiosità nei pressi dei tunnel di Gaza, e sotto le attuali macerie della Striscia. Ma sarebbe quasi impossibile anche per un gay dichiarato approcciarsi a un evangelico o cattolico conservatore, per gli stessi rischi che corre.
Quando si discute di queste cose c’è sempre una riserva da avere presente, una riserva che concerne la possibilità o meno di incontrarsi sul piano più propriamente umano. Non è sempre scontato. E sembra di ascoltare quei secolaristi che ci sussurrano: è chiaro, pensateci un po? Che le religioni ci facciamo meno che umani?

In tutti i modi, ecco alcuni dei nostri pregiudizi sull’Islam, secondo Colin Chapman.

I musulmani perseguitano i cristiani!
L’Islam appare come una religione di violenza!
L’Islam vuole dominare il mondo
Se il cristianesimo è vero, all’ora l’Islam è falso
E’ impossibile convertire un musulmano e noi non dovremmo neanche provarci!
I musulmani sono ottusi e arroganti!

Sarà vero? Può darsi di sì; può darsi di no.

Per il momento, anche solo a livello iniziale, hai tanti buoni motivi per partecipare al

 

XVII Convegno studi GBU: Vivere e confrontarsi con l’Islam!

2 commenti
  1. Giancarlo Rinaldi
    Giancarlo Rinaldi dice:

    Argomento di massima attualità. Considerazioni condivisibili quelle di Di Gaetano, almeno come punto di partenza. In un mio volumetto dedicato proprio a questo tema ed edito proprio dai GBU misi in guardia da due falsi punti di partenza: a. l’atteggiamento del crociato che spara immediatamente sul musulmano (“battaglia di Lepanto”); b. l’atteggiamento dell’ecumenico a tutti i costi (“volemose ben!”). Sono piste che non portano a niente di nuovo e di buono. Partiamo dalla storia: il primissimo islam come corrente dei numerosi gruppi giudeocristiani dell’Arabia preislamica. Questa che potrebbe costituire una irenistica antica ‘fratellanza’ (almeno nelle premesse) è rigorosamente negata dagli amici musulmani i quali la considerano blasfema poiché la loro religione deve necessariamente costituire un dato originale senza mutuare niente da nessuno se non direttamente da Dio stesso. Altra avvertenza: dire ‘musulmani’ oppure ‘islamici’ significa dire ben poco poiché si tratta di una galassia enorme di correnti con diverse sfumature, accentuazioni se non dottrine. V’è, inoltre, da tener presente la necessaria differenziazione di temperamenti e caratteri per cui si ha il mistico e pacifico sufi e il belligerante conquistatore in nome di Allà. V’è, inoltre, altra cosa da considerare: la miscela esplosiva della fusione tra fede e legislazione che vige nella teoria musulmana e, in concreto, ovunque possibile in paesi islamici. Anche i cristiani ne furono fautori di tale commistione, ricordiamoci della legislazione teodosiana e di quella bizantina. Ancora oggi i cattolico romani il vizietto delle ingerenze in politica non l’hanno del tutto perduto, vedi le cronache contemporanee e, più ancora, l’attuale e vigentissima “più fascista” e, aggiungerei, “più cattolica” di tutte le leggi: il Concordato / Patti Lateranensi tra Chiesa e Stato italiano: un vero e proprio macigno che grava sulle finanze dello Stato italiano e che nessun partito (per quanto ne sappia) ardisce mettere in discussione, neanche il 25 aprile.

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  2. Elia S.
    Elia S. dice:

    Ho letto il tuo articolo e mi è venuto in mente papà che consentiva ai musulmani di pregare in fondo all’officina. Mi diceva di stare in silenzio mentre loro, adagiato uno scialle o un tappeto a terra volgendosi verso oriente, pregavano in silenzio. Ricordo che spesso dopo le preghiere tentava un approccio per presentare Gesù (per quanto difficile e complicato fosse). Durante l’università ebbi modo di frequentare molti nusulmani che studiavano a Bari. Ricordo di Awat, un ragazzo iraniano con cui si studiava la sera in sala studio presso la residenza universitaria dove vivevo. Spesso ci ritrovavamo gruppetti di 5/6 persone a parlare dell’Islam e del Cristianesimo. Mentre avevo la Bibbia sulla scrivania e si parlava di Dio lui bacchettò un mio amico che si era accomodato ad un metro da noi sdraiandosi sulla sedia con i piedi sulla sua scrivania. Diceva che parlare di Dio implicava un atteggiamento composto. Riuscii a parlarle di Gesù partendo dal fatto che entrambi si amava la natura e gli animali. Io gli parlavo della mia campagna e lui mi raccontava delle sue avventure con gli animali nel suo paese. Quel punto di partenza (ne parlammo molto) ci portò a Dio. Erano discussioni quasi puntuali quelle che avvenivano nelle calde sere baresi da maggio in poi. Entrambi credo guardavano l’altro prima di tutto come esseri umani senza etichetta religiosa alcuna. Non so a cosa porto tutto questo ma sicuramente il nome di Gesù fu proclamato. Da parte mia resta lo stupore della spiritualità di quel ragazzo. Davvero notevole. Buona giornata

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