Il libro di tutte le cose

Lunedì Letterario del 25 giugno 2018

Kuijer G., Il libro di tutte le cose, Salani, Varese, 2016 (6° ed.)

Colui che tenga sotto scacco di una qualche forma di violenza (ad esempio quella domestica) altri individui (ad esempio familiari, moglie, marito, figli) non ha alibi. Sebbene se ne dia, in modo più o meno sistematico, le più valide giustificazioni (le irriducibili colpe dell’altro, gli imperativi di una più alta morale) sa del tutto chiaramente che dentro quelle violenze rituali si nasconde un suo personale bisogno, una valvola di sfogo, un gesto catartico, qualcosa che tocca le corde del piacere (salvo poi abbandonarsi a passeggeri momenti di riprovazione del proprio operato, del tutto superficiali e senza alcun effetto concreto, a parte la funzione anestetica e lenitiva per la coscienza a brandelli).

Quando si dice che Dio è persona si intende che Egli provi dei sentimenti, cioè che Egli abbia una propria interpretazione emotiva di ciò che accade qui e ora. Quello che è difficile da capire è che Egli non abbia i nostri stessi sentimenti. In fondo è questa la radice di molto dell’ateismo più radicale, l’impossibilità di riconoscere che l’ingiustizia, il sopruso, la sofferenza, la morte, non possano suscitare in Dio lo stesso tipo di rabbia, di frustrazione, di indignazione, che suscitano in noi stessi. Quali sentimenti prova Gesù davanti a un marito che picchia la propria moglie? Con quali occhi guarda a quello che noi definiamo il carnefice? E a quella che definiamo vittima? Il Suo dolore e la Sua compassione possono esprimersi attraverso gli stessi canali e le stesse modalità che riconosciamo in noi?

Guus Kuijer in Europa ha vinto tutto. Autore di letteratura per bambini e ragazzi ha ottenuto tutti i più prestigiosi riconoscimenti di questo settore, tra i quali il premio Astrid Lingren che è il massimo riconoscimento internazionale nel campo della letteratura per l’infanzia. Nato nel 1942 ad Amsterdam, è cresciuto in una famiglia di fervente religiosità, membri della Catholic Apostolic Church. In seguito dichiarò di non ricordare mai un momento in cui egli abbia creduto in Dio. Il tema della fede è spesso presente nelle sue opere, di frequente con intento critico rispetto agli estremismi e alle espressioni di fanatismo. Non c’è però una critica tout court della fede né intenti o toni denigratori bensì sempre sereno, magari distaccato, rispetto.

Il protagonista de Il libro di tutte le cose è Thomas, una sorta di coetaneo dell’A., decenne negli anni Cinquanta, in cui si svolgono gli eventi narrati. E’ Thomas l’autore del Libro di tutte le cose, che è il diario nel quale annota tutto ciò che accade nel suo mondo di paese. Thomas ha due cose proprio da bambini: a chi gli chieda cosa voglia fare da grande risponde: “essere felice”; e poi vede e parla con Gesù, dialoga con lui di quanto accade in casa e Gesù gli risponde. Il Gesù di Thomas è empatico ma non lacrimevole e poi non ha i superpoteri, non manda fulmini dal cielo per incenerire i malvagi, anche quando se lo meritassero. Le donne del mondo di Thomas sono tenere, coraggiose e sagge. Il problema, nella casa di Thomas, è il padre, fedele e severo, anzi, diciamo le cose come stanno, violento, con la moglie e i figli. Il suo Dio è un giudice rigido ed egli si sente addosso la responsabilità di essere suo sacerdote in casa propria, per vigilare e correggere, per educare e insegnare la retta via, con ogni mezzo. “Quando le botte cessarono [Thomas]… seppe con certezza che a forza di cucchiaiate il Padre Onnipotente era stato estirpato da lui per sempre” (17).

Gli occhi dei bambini guardano al mondo sempre con attenzione e curiosità, con sguardo acuto e implacabile, con una lucidità che disturba gli adulti i quali hanno da tempo abbassato lo sguardo e si sono rifugiati ciascuno nella propria zona di confort dalla quale odiano essere spostati. E nessuno come un bambino è in grado di fare questo con maggiore e più acuminata efficacia. Ciò che rende diverso lo sguardo sul mondo dei bambini non è nella povertà della comprensione, né nella propensione alla fantasticheria bensì nel fatto che, davanti alla realtà più cruda e dolorosa, quello sguardo non cede (finché riesca a restare bambino, ché a volte il male può arrivare a spegnere quella luce) alla cupa e cinica disperazione, tipica degli adulti.

Come redime il mondo Gesù? Come si esprime la Sua azione salvifica sulla realtà inquinata dal male se Egli non ha un volto iroso e violento? Che genere di risorse e di intelligenza sviluppa un modo di agire “debole” e nonviolento?

Queste e altre suggestioni suscita questo piccolo e potente romanzo, che si legge in poche ore tutto d’un fiato. Utilissimo per adulti credenti.

(Daniele Mangiola – DiRS–GBU)