L’uomo che sapeva parlare di Dio. Ricordo personale di Paolo Ricca.
Questa mattina si è diffusa piuttosto rapidamente la notizia che è venuto a mancare la notte scorsa il teologo valdese Paolo Ricca, figura di grande spessore culturale, credente profondamente partecipe del messaggio cristiano e tra i maggiori studiosi italiani del pensiero della Riforma. Si tratta di una perdita per il mondo del protestantesimo storico italiano e per tutto il mondo evangelico.
In questo mio ricordo non entrerò sempre nella discussione sul suo pensiero, ma soprattutto sul rapporto che ho avuto con questo studioso e che ho avuto il piacere di incontrare in diverse circostanze ed in diverse epoche della mia vita.
Penso che la prima volta che ho sentito una conferenza di Paolo Ricca fosse quando avevo appena iniziato l’università ad inizi anni 1980 e si stava celebrando il cinquecentenario della nascita di Lutero. Ricca, che era già docente di storia della Chiesa alla Facoltà Teologica Valdese, venne a presentare a Bari un testo di Lutero e, devo ammettere, che la sua chiara presentazione ha sicuramente invogliato me, giovane studente di filosofia appassionato del messaggio evangelico, ad approfondire il pensiero della Riforma e dei principali riformatori.
Qualche anno dopo mi sono iscritto alla Facoltà Teologica Valdese ed ho studiato e fatto l’esame di storia della Chiesa con lui. Si è trattato di un affascinante colloquio (durato più di due ore) che è stato di grande interesse e di valore. Ricordo ancora le domande (non sempre facili) cui ho dovuto rispondere, ma mi rimane l’idea di un grande insegnante che aveva cura della formazione dei suoi studenti.
Una terza circostanza che ricordo è quella sempre di un incontro barese, in occasione del Cinquecentenario della Riforma, nel 2017. Invitato dal Consiglio Pastorale delle Chiese di Bari, Ricca, nel giro di pochi giorni, nonostante l’età, fece ben quattro discorsi ad un pubblico di tipo diverso. Di questi quello che mi ha impressionato di più è stato il dialogo con i ragazzi del mio liceo. Originariamente non era un evento programmato, ma proprio durante un incontro di aggiornamento con docenti di storia di scuola superiore, venne a lui in mente di voler parlare in una scuola. La sua passione per la Riforma e per il messaggio di ritorno alla Parola di Dio e ad una nuova libertà, appassionò diversi studenti del mio liceo e anche in questo caso devo ammettere l’efficacia del suo messaggio a giovani adolescenti che difficilmente (pur studiosi come possono essere quelli che frequentano un liceo classico) si appassionano a questioni riguardanti il cristianesimo.
Le ultime due volte in cui incontrato Ricca sono piuttosto recenti e hanno a che fare con due avvenimenti di quest’anno. Il primo è quello del Convegno GBU dedicato all’ateismo. In quel caso si decise di intervistare Ricca su una delle sue ultime pubblicazioni, il libro Dio. Apologia, uno dei testi più interessanti pubblicato da un teologo evangelico in Italia e dedicato proprio ad una dettagliata analisi dell’ateismo contemporaneo (soprattutto nella prima parte del testo). Io e Giacomo Carlo di Gaetano pensavamo di poter finire l’intervista in circa 30 minuti: il fiume di parole di Ricca ci ha portato a fare una trasmissione di più di un’ora, dove si può vedere tutta la passione dell’anziano teologo e che ancora oggi può essere rivista da ognuno di noi.
L’ultima volta che ho visto Ricca è stato qualche mese fa, il 25 maggio per l’esattezza, quando, di nuovo a Bari, era venuto per l’inaugurazione della Libreria Bonhoeffer, unica libreria evangelica presente sul territorio dove abito. Anche in questa circostanza la sua conferenza dedicata al teologo tedesco fu di grande spessore.
Una serie di incontri che mi hanno insegnato diverse cose sulla persona, oltre che sul teologo. In primo luogo, la profondità della sua fede. Si poteva non essere d’accordo con lui teologicamente, ma non si poteva non ammettere che fosse un uomo di grande fede che metteva la predicazione e l’annuncio del Vangelo al primo posto.
In secondo luogo, la capacità comunicativa. Ricca (e l’ho vissuto personalmente) era capace un pomeriggio di parlare agli studiosi, la mattina di parlare a degli studenti di Liceo, la sera alla cittadinanza e la domenica predicare al popolo di Dio. Tutto questo riuscendo sempre a trovare il tono e le parole giuste ed a riuscire a trovare un contatto con il pubblico con cui parlava.
In terzo luogo, il pensiero. Ricca nella sua fase pastorale e di insegnamento alla Facoltà, ha voluto essere soprattutto un insegnante, scrivendo realmente poco, ma curando la conoscenza del pensiero riformato in Italia (sua è la cura delle opere scelte di Lutero, che ha permesso a diversi italiani di conoscere meglio il fondatore della Riforma Protestante); una volta “ritiratosi” ha iniziato a scrivere degli argomenti che maggiormente lo appassionavano e, per questo, il lettore italiano può trovare pubblicate, prevalentemente da Claudiana, diversi suoi scritti che vanno da quelli più propriamente storici, a quelli di spessore teologico, a quelli esegetici (il suo ultimo libro pubblicato è dedicato al Vangelo di Marco) alle predicazioni, attività a cui non ha mai rinunciato e che mostra come, ancora oggi, dopo più di cinquecento anni, la predicazione della Parola, rivesta un ruolo fondamentale nel mondo evangelico.
Fondamentalmente barthiano nella sua impostazione teologica, Ricca è stato anche un campione del dialogo all’interno del cristianesimo. Essendo stato osservatore al Concilio Vaticano II, è entrato in un interessante dialogo con il mondo cattolico che lo ha rispettato e lo ha anche ascoltato in molte circostanze. E’ stato anche campione del dialogo con il mondo pentecostale, l’ala evangelica conservatrice più numerosa in Italia, con cui è riuscito a tenere un ottimo rapporto nonostante le divergenze teologiche.
La sua opera andrà valutata col tempo, come alcuni sostengono, ma sicuramente va detto che si tratta di uno dei pochi teologi evangelici italiani che hanno dato un contributo originale al pensiero teologico degli ultimi anni. Le sue opere andranno lette con attenzione e tutti noi nel mondo evangelico siamo a lui debitori di qualcosa e non dobbiamo dimenticare la sua capacità di saper parlare di Dio al nostro secolo, compito non sempre facile per noi e che Ricca ha saputo fare egregiamente.
Valerio Bernardi – DIRS GBU