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La storia e il successo del canto “Amazing Grace”

Dopo la spettacolare performance di Andrea Bocelli che ha intonato il famoso canto di John Newton nella piazza del Duomo di Milano completamente deserta, il 12 Aprile 2020, in piena epidemia, abbiamo chiesto a Massimo Rubboli, che è stato docente di Storia delle Americhe e Storia del Cristianesimo di raccontarci di questo inno.

di Massimo Rubboli

Il film Amazing Grace (2006), diretto da Michael Apted, racconta la storia dell’ex capitano di marina diventato prete anglicano John Newton (1725-1807)  e dell’influenza che ebbe sul politico evangelico William Wilberforce (1759-1833), membro del parlamento inglese (House of Commons), che dedicò la sua attività pubblica all’abolizione della tratta degli schiavi (Slave Trade Act, 1807).

 

Nella prima parte della sua vita avventurosa, Newton aveva rischiato più volte di morire; in una di queste occasioni, nel 1747, ebbe inizio la sua conversione durante una tempesta che stava per fare affondare la nave che comandava, con il suo carico di schiavi. Contrariamente a quanto si ritiene, la riscoperta della fede nella quale era stato educato dalla madre, devota puritana, non lo portò ad abbandonare subito il commercio degli schiavi, ma fece ancora tre viaggi come capitano di due navi schiaviste, la “Duke of Argyle” (1750) e la “African” (1752–53 e 1753–54)[1]. Come ebbe a scrivere più tardi, “I consider this as the beginning of my return to God, or rather of his return to me; but I cannot consider myself to have been a believer (in the full sense of the word) till a considerable time afterwards[2].

Nel 1754, in seguito ad un ictus, abbandonò i viaggi in mare e gradualmente orientò la sua vita in una nuova direzione, caratterizzata dallo studio della Scrittura e dalla preghiera. Ordinato curato nel 1764 della parrocchia anglicana di Olney, nel Buckinghamshire (e, dal 1780, rettore di StMary Woolnoth, London), creò nuovi inni da abbinare ai suoi sermoni domenicali. Anche alla sua predicazione del 1° gennaio 1773, basata sul testo di I Cronache 17: 16-17 (“16 Allora il re Davide andò a presentarsi davanti al SIGNORE, e disse: «Chi sono io, o SIGNORE, Dio, e che cos’è la mia casa, che tu m’abbia fatto arrivare fino a questo punto? 17 Questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, o Dio; e tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire, e ti sei degnato di considerare me come se fossi uomo d’alto grado, o SIGNORE, Dio”), associò un nuovo inno, “Amazing Grace”, che comunicava il grande messaggio del Vangelo: per la misericordia di Dio, ogni peccatore può ottenere il perdono e la redenzione.

Amazing Grace” sarebbe divenuto l’inno più conosciuto nel cristianesimo evangelico[3] e poi anche al di fuori delle chiese, in particolare come canto di protesta contro le ingiustizie sociali nel movimento per i diritti civili dei neri americani.

Tuttavia, l’inno non può essere considerato – se non indirettamente – come una denuncia della schiavitù, perché fu soltanto nel 1788 che Newton prese pubblicamente posizione contro la tratta degli schiavi con l’opuscolo Thoughts upon the African Slave Trade, ammettendo che si trattava di “una confessione pubblica che, per quanto sincera, arriva[va] troppo tardi per prevenire e riparare l’infelicità e il danno a cui ho contribuito. Per me, sarà sempre motivo di riflessione umiliante l’avere un tempo partecipato attivamente a un traffico che ora fa rabbrividire il mio cuore”[4].

La straodinaria diffusione di questo inno è legata sia a riferimenti letterari (ad esempio, nel romanzo antischiavista di Harriet Beecher Stowe, Uncle Tom’s Cabin, del 1852) sia alla sua esecuzione da parte di artisti famosi, come Judy Collins, Ray Charles, Johnny Cash e Elvis Presley.

 Una versione, resa famosa dalle cantanti Mahalia Jackson e Aretha Franklin[5], ha indotto molti – ancora oggi – a considerarlo un canto nato nella tradizione gospel americana. Un’altra versione molto famosa è quella per cornamuse e tamburi lanciata all’inizio degli anni Settanta dal reggimento dell’esercito britannico, Royal Scots Dragoon Guards. Inoltre, nel campo musicale non religioso, si colloca il musical di Broadway del 2015.

Infine, vale la pena ricordare la commovente interpretazione del presidente Barack Obama che cantò “Amazing Grace” il 26 giugno 2015, durante il servizio funebre in ricordo del pastore Clementa C. Pinckney, membro democratico del senato della South Carolina, che era stato ucciso una settimana prima da un attacco razzista mentre guidava uno studio biblico serale nella chiesa metodista episcopale di Charleston, South Carolina[6].


[1] DUKE OF ARGYLE and AFRICAN slave ships. Journal kept by John Newton, Master and slave trader comprising of three voyages on in the DUKE OF ARGYLLE and two in the AFRICAN, 1750-1754. Diario manoscritto conservato nel National Maritime Museum, Greenwich (London).

[2] Lettera del 20 gennaio1763, in The Works of the Rev. John Newton, vol. 1, Uriah Hunt, Philadephia 1839, p. 99. Cit. anche in D. Bruce Hindmarsh, John Newton and the English Evangelical Tradition, Wm. B. Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids, MI 2001, pp. 32-3.

[3] Steve Turner, Amazing Grace: The Story of America’s Most Beloved Song, HarperCollins, New York 2002.

[4] John Newton, Thoughts upon the African Slave Trade, J. Buckland, London 1787, p. 2: “a public confession, which, however sincere, comes too late to prevent, or repair, the misery and mischief to which I have, formerly, been accessary. I hope it will always be a subject of humiliating reflection to me, that I was once an active instrument in a business at which my heart now shudders”.

[5] La più famosa interpretazione di “Amazing Grace” da parte di Aretha Franklin si può ascoltare nel film documentario, realizzato da Sydney Pollack, del concerto tenuto dalla Franklin alla New Temple Missionary Baptist Church di Los Angeles nel 1972.

[6] https://youtu.be/IN05jVNBs64 o https://www.youtube.com/watch?v=7pbEBxQPWGc.

Andrea Bocelli sul sagrato del Duomo prima del concerto di Pasqua in diretta streaming per l’emergenza coronavirus Covid-19, Milano 12 Aprile 2020Ansa/Matteo Corner

Qu il link tratto dalla pagina FB dell’artista: Amazing Grace

Dio ha creato virus e batteri che possono rivelarsi letali per l’uomo?

di Luca Basta

Gran parte della popolazione mondiale è alle strette per il rapido diffondersi della malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2 (o semplicemente COVID-19). In mezzo alle difficoltà e alla sofferenza che il contagio sta causando, questa domanda sorge naturale.

Dio ha creato i virus, come parte di una creazione buona e perfetta

I virus sono fondamentali per l’abbondanza e la diffusione della vita che vediamo sulla terra. Infatti, sappiamo bene che la vita di ogni complesso organismo multicellulare, dipende dalla convivenza con un’altra forma di vita molto semplice: i batteri. E questi devono essere costantemente presenti in una certo numero equilibrato e una diversità ottimale. Una funzione estremamente benefica dei virus è quella di mantenere la popolazione batterica sotto controllo. Senza l’azione di frammentazione e uccisione dei batteri da parte dei virus, che avviene costantemente al giusto rate e nelle giuste condizioni, il nostro pianeta sarebbe un informe ammasso di batteri, che consumerebbero tutte le risorse essenziali per la vita (prima di morire essi stessi).

Virus e batteri sono anche parte delciclo dell’acqua, che molti ricordiamo dalle scuole elementari. L’avanzato livello di globalizzazione dell’umanità sarebbe impossibile senza che il ciclo dell’acqua provvedesse abbondanti e costanti precipitazioni. Ma pioggia, nebbia, neve, grandine e nevischio, ogni tipo di precipitazione, richiede un microscopico “seed”, un centro di nucleazione, per formarsi. E nella maggior parte delle situazioni, i nuclei più importanti sono proprio virus e frammenti di batteri distrutti dai virus. Il vento porta questi nuclei in atmosfera, dove intorno ad essi si formano dei piccoli cristalli di ghiaccio. L’acqua liquida poi si aggrega nel cristallo, e questi cristalli diventano pioggia, neve, o altro. Anche granelli di polvere o fuliggine possono fungere da nuclei, ma virus e batteri ne permettono la formazione già ad una temperatura più alta. Dovendo contare solo sul particolato (senza virus) non avremmo sufficienti precipitazioni per sostenere la nostra agricoltura e perciò la nostra civilizzazione.

Infine, virus e batteri sono fonte di carbonio, che è la sostanza alla base di ogni struttura organica, e quindi della vita sulla terra. Precipitando (come visto prima) virus e batteri si raccolgono sulla superficie degli oceani, per poi lentamente scendere nelle profondità marine. Mentre affondano, sono una fondamentale fonte di nutrienti sia per la vita nelle profondità oceaniche che per la vita dei fondali acquatici (alghe, molluschi, artropodi, ecc..). Infine il movimento delle placche tettoniche sottomarine porta la maggior parte di questa sostanza carboniosa nella crosta e nel mantello terrestre, per tornare in atmosfera tramite violente eruzioni vulcaniche. Questo ciclo permette quindi sia la attuale diversità animale che il bilanciamento di anidride carbonica e metano in atmosfera, indispensabile per la vita.

Possiamo veramente lodare Dio per la bellezza della Sua creazione (SALMO 104:13 – “Egli [Dio] annaffia i monti dall’alto delle sue stanze; la terra è saziata con il frutto delle tue opere”) e comprendere perché Dio stesso la veda buona (GENESI 1:31 – “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”).

Virus e batteri letali sono una conseguenza della caduta dell’uomo, del peccato

Se solo avessimo sempre seguito le indicazioni di igiene e salute elencate nell’Antico Testamento, molto probabilmente non avremmo mai dovuto combattere contro virus come l’HIV, la SARS-1, il MERS, ed infine la SARS-CoV-2 (responsabile della COVID-19). Questi infatti sono tutti virus presenti solo negli animali, che hanno poi “saltato” dalla loro specie di origine all’uomo. Questi salti sono molto più probabili in presenza di una densità di popolazione esagerata e/o la presenza di animali selvatici a stretto contatto con addensamenti di popolazione. Più siamo addensati, più aumenta lo stress sia dell’uomo che degli animali, e più aumentano le possibilità che un virus potenzialmente benigno possa mutare in un virus letale per l’uomo. Per prevenire una pandemia di questo genere dovremmo drasticamente cambiare il modo in cui gestiamo e commerciamo i nostri animali domestici, per minimizzare il loro stress, il loro sovraffollamento e il contatto con addensamenti umani. Allo stesso tempo minimizzare lo stress e massimizzare la salute, il benessere fisico e l’igiene dell’uomo, specialmente tra i poveri, è estremamente importante. Dio ci ha originariamente posti nel giardino dell’Eden come curatori della Sua perfetta creazione, per averne cura e farla prosperare (GENESI 1-2), non per abusarne e sfruttarla all’estremo come stiamo facendo da secoli.

Un esempio di come l’uomo non abbia prestato attenzione al suo ruolo di curatore della natura lo ritroviamo nelle zanzare. Si stima che le zanzare nell’antichità occupassero solo il 10% della superficie terrestre, pulendola dai detriti organici (escrementi degli animali di piccola taglia) e provvedendo nutrimento per molte specie acquatiche di acqua dolce. Poi, l’addomesticamento e il conseguente sovraffollamento degli animali, insieme alla massiccia deforestazione, alla capillare irrigazione e al recente riscaldamento globale, hanno portato alla proliferazione delle zanzare, e delle relative malattie trasmissibili. Ora le zanzare occupano il 99% della superficie terrestre.

Inoltre, a causa del peccato dell’uomo, l’intera Creazione è stata maledetta (GENESI 3:17-19 – “il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto”) e la morte e la rovina, la degradazione degli esseri viventi ha avuto inizio (ROMANI 5:12 “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato”)[a]. Calvino scrive: “Prima della caduta il mondo era la migliore immagine possibile del delizioso divino favore paterno di Dio verso l’uomo. Ora, in ogni elemento, percepiamo la maledizione conseguente al peccato. […] Perciò, possiamo dedurre, che la corruzione deriva dal peccato.” E le osservazioni scientifiche a riguardo sono perfettamente consistenti con il concetto che molte infezioni sono il prodotto di cellule sane che si sono rotte e degradate. Queste imperfezioni biologiche non sono un’evidenza contro l’esistenza di un Creatore, quanto piuttosto supportano l’affermazione biblica che il peccato dell’uomo abbia causato l’inizio della degradazione della Creazione.

Alcuni esempi sono i batteri Vibrio e Bacillus anthracis. I batteri Vibrio, alcuni dei quali responsabili del colera, producono molecole che interagiscono specificatamente con l’epitelio (la pelle) di pesci e calamari permettendo la bioluminescenza di cui hanno bisogno per cacciare e nutrirsi. Le proteine dei batteri Vibrio diventano fattori virulenti solo in ambienti per loro inappropriati come il corpo umano. L’antrace è un’infezione acuta causata dal batterio Bacillus anthracis. Tutti i ceppi virulenti del B. anthracis presentano due plasmidi[b]: uno, il pXO1, è portatore del gene necessario alla produzione della tossina causa dell’antrace, l’altro, il pXO2, contiene i geni necessari per incapsulare il batterio e permettergli di entrare nell’organismo umano. Senza questi plasmidi il B. anthracis sarebbe inoffensivo e indistinguibile dagli altri ceppi non virulenti. La sequenza del plasmide pXO1 è stata pubblicata nel 1999 e si è rivelata essere circa 400 nucleotidi più corta della media dei geni di un cromosoma. Questo ed altri dettagli scoperti nel genoma sono consistenti con un danneggiamento a causa di una puntuale mutazione degradante, che ha reso un innocuo batterio un killer inarrestabile.

Anche la Natura sarà redenta in Cristo

Anche nel buio di questa triste realtà, però, brilla una speranza che non può essere sopraffatta neppure dal peccato né dalla morte. La Bibbia afferma che in Cristo, esattamente come noi, anche la Natura sarà redenta. Il suo carattere perfetto e buono sarà ripristinato. E resterà stabile in eterno, nelle mani del suo Creatore.

«Infatti, i nuovi cieli e la nuova terra che io sto per creare
rimarranno stabili davanti a me», dice il SIGNORE
ISAIA 66:22

Note

[a] Alcune interpretazioni vedono la morte degli animali e delle piante fondamentale per il giusto equilibrio della Creazione, già prima della caduta, e questi passi si riferirebbero alla morte spirituale dell’uomo. Anche in questo caso, a mio parere, rimane consistente affermare che la degradazione dovuta alla corruzione dell’informazione genetica sia il risultato della corruzione conseguente al peccato, e non già parte di una buona e perfetta Creazione originale (Si veda in proposito H. Blocher, La creazione, l’inizio della Genesi, Edizioni GBU, 1984.

[b] I plasmidi sono piccoli filamenti circolari di DNA capaci di replicarsi in modo indipendente dal cromosoma principale del batterio. Essi sono estremamente utili: alcuni ceppi di Pseudomonas presentano plasmidi che producono geni necessari per il metabolismo del toluene e altre sostanze chimiche tossiche, favorendo in tal modo la bonifica di ambienti inquinati. Le specie di Rhizobia presentano plasmidi che permettono ai batteri di vivere in simbiosi con legumi come piselli e fagioli, provvedendo una tale abbondanza d azoto alle piante ospiti, che queste lo depositano nel suolo, a disposizione di altre specie vegetali, favorendone la crescita.

Riferimenti

K. Deyoung – The Coronavirus Is a Result of the Fall. https://www.thegospelcoalition.org/blogs/kevin-deyoung/the-coronavirus-is-a-result-of-the-fall/
H. Ross – Viruses and God’s Good Designs. https://reasons.org/explore/blogs/todays-new-reason-to-believe/read/todays-new-reason-to-believe/2020/03/30/viruses-and-god-s-good-designs?fbclid=IwAR2G5Tifuz0pm3NnVKpQ2kcm32xvysUoNi6Nj_Ck7JKz2SeqWuWNp8HhtlQ
F. Rana – Viruses and God’s Providence Revisited. https://reasons.org/explore/blogs/todays-new-reason-to-believe/read/tnrtb/2009/11/26/viruses-and-god’s-providence-revisited
B. Thomas – Where Did Flesh-eating Bacteria Come From? https://www.icr.org/article/where-did-flesh-eating-bacteria-come-from/
T.C. Wood – The Terror of Anthrax in a Degrading Creation. https://www.icr.org/article/312/
T.C. Winegard – The Mosquito: A Human History of Our Deadliest Predator. https://www.vox.com/the-highlight/2019/8/13/20754834/mosquitoes-blood-type-zika-dengue
C.S. Lewis – La mano nuda di Dio. Uno studio preliminare sui miracoli, Edizioni GBU, 1987.

Luca Basta è laureato in Fisica della Materia presso l’Università di Pisa. Ora sta completando il suo Perfezionamento (Dottorato di ricerca) in Nanoscienze presso la Scuola Normale Superiore; è anche uno dei coordinatori GBU di Pisa.

Dalla paura alla fiducia

(Pablo Martinez)

In cerca di un rifugio sicuro durante l’epidemia

Viviamo giorni di ansia e incertezza. Il mondo intero ha paura. All’improvviso abbiamo preso coscienza della fragilità della vita. Che cosa succederà domani? La fortezza nella quale l’uomo contemporaneo si credeva sicuro è diventata debolezza, ci sono delle crepe nei pilastri e noi ci sentiamo vulnerabili. La gente va in cerca di un messaggio di serenità e tranquillità.

Una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo scuote la nostra filosofia di vita e indebolisce la nostra autosufficienza. Ci obbliga a cercare rifugio in valori sicuri. In ambito finanziario si ricorre all’oro, quando la borsa crolla. Qual è l’equivalente dell’”oro”, nella nostra vita? Dove possiamo riporre la nostra fiducia? Questa è la domanda chiave.

Come cristiani crediamo che il valore rifugio per eccellenza, “l’oro” a cui ricorrere, è la fede, la fede in Cristo. L’apostolo Pietro scriveva «la vostra fede è ben più preziosa dell’oro» (1 Pietro 1:7). E noi lo crediamo perché la fede cristiana risponde ai bisogni più profondi dell’essere umano, ci dà tre grandi colonne che ci sostengono:

  •    Bisogno di un’identità: Chi sono? Da dove vengo?
    •    Bisogno di uno scopo: Che cos’è la vita? Perché sono qui?
    •    Bisogno di una speranza: Cosa c’è dopo la morte?

La Bibbia, la “lettera aperta” di Dio agli uomini, ci insegna il cammino che porta alla fiducia nei momenti di crisi. Uno dei testi più incoraggianti in questo senso è il Salmo 91, chiamato anche “L’inno trionfale della fiducia”. Ha dato respiro e pace a milioni di persone durante il fuoco della prova.

Probabilmente fu scritto nel bel mezzo di un’epidemia di peste. Potrebbero essere state circostanze simili a quelle che stiamo vivendo oggi. Quindi, il suo messaggio è particolarmente rilevante per la nostra situazione attuale di epidemia.

Il suo messaggio di riassume in una frase: la fiducia trionfa sulla paura. Il salmista ci presenta il “percorso” dall’ansia-paura verso la fiducia in tre passi. In realtà sono gli stessi passi che troviamo in una relazione d’amore:

  •    Conosci Dio
    •    Ama Dio       
    •    Confida in Dio

Conoscendoci ci incontriamo, e incontrandoci ci amiamo. Succede così con la fede. La fede cristiana è una relazione d’amore che inizia con un incontro personale con Gesù, «l’immagine (il ritratto) del Dio invisibile» (Colossesi 1:15), e si regge sula fiducia. Vediamo questi passi:

  1. Conosci Dio

Dio è il grande sconosciuto. Molte persone rifiutano Dio senza sapere nulla di Lui; in realtà ciò che rifiutano è la loro idea di Dio, un Dio frutto della loro immaginazione. Conoscere come sia Dio realmente è un passo imprescindibile nel percorso verso la fiducia. Per questo il salmo inizia con una illuminante descrizione del carattere di Dio:

«Chi abita al riparo dell’Altissimo riposa all’ombra dell’Onnipotente.

Io dico al Signore: “Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio, in cui confido!”»

(Salmo 91:1-2)

Nei due versetti iniziali si menzionano perfino quattro nomi diversi per spiegare chi è e come è Dio. Uno straordinario ingresso nella fiducia! Per il salmista, Dio è l’Altissimo, l’Onnipotente, il Signore (Yahweh) e il Dio Sublime.

La conoscenza di Dio è il fondamento della nostra fiducia. Potremmo parafrasare il proverbio e affermare “dimmi com’è il tuo Dio e ti dirò com’è la tua fiducia”. Nel conoscerlo, il salmista sperimenta che Dio è il suo Riparo, la sua Ombra, il suo Rifugio e la sua Fortezza.

2. Ama Dio

In secondo luogo, conoscendo, amiamo e si stabilisce una relazione personale. Notiamo come il salmista si riferisca a Dio come il MIO Dio, la mia speranza e il mio rifugio. L’aggettivo “mio” ci apre una prospettiva particolare  e cambia molte cose: il Dio del salmista è un Dio personale, vicino, che interviene nella sua vita e si preoccupa dei suoi timori e delle sue necessità.

Qui troviamo uno dei tratti più caratteristici della fede cristiana: Dio non è soltanto l’Onnipotente, il creatore dell’Universo, ma anche un padre intimo, l’Abba (“papà”) che mi ama e mi protegge. Questo è il nostro grande privilegio: Dio ci tratta come un padre tratta i suoi figli perché in Cristo siamo fatti figli adottivi di Dio. Per il cristiano, Dio non è un “lui” lontano, ma un “tu” vicino. Per questo il salmista afferma con una bellissima metafora:

«Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio». (Salmo 91:4)

3. Confida in Dio

Dopo aver scoperto com’è Dio e aver posto in Lui il suo amore (Salmo 91:14), il salmista esclama: «Il mio Dio, in cui confido» (Salmo 91:2). L’amore e la fiducia svolgono un’azione reciproca: la fiducia è una risposta all’amore e l’amore, a sua volta, si esprime avendo fiducia.

Il cristiano confida nella protezione di Dio espressa in tre maniere, la tripla “C” della protezione di Dio:

  • Dio conosce
    • Dio controlla
    • Dio ha cura (di me)

Il caso non è la forza che muove il mondo. La nostra vita non è alla mercé di un virus, ma è nelle mani del Dio onnipotente. Crediamo che nulla accada fuori dal controllo di Dio. Per questo il salmista esclama sicuro:

«Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore e dalla peste micidiale… La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. Tu non temerai… né la peste che vaga nelle tenebre, né lo sterminio che imperversa in pieno mezzogiorno… Nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda.» (Salmo 91:3-6, 10)

Lo stesso Gesù confermò questa realtà con parole piene di sensibilità:

«Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.» (Matteo 10:29-31, vedi anche Luca 12:6-7).

Come magnifico riassunto, è Dio stesso che parla alla fine del salmo e si prende l’impegno di compiere le sue promesse:

«Poich’egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il mio nome. Egli m’invocherà, e io gli risponderò; sarò con lui nei momenti difficili; lo libererò, e lo glorificherò.» (Salmo 91:14-15)

In conclusione, la fede in Cristo non è un vaccino contro tutti i mali, bensì una garanzia di totale sicurezza, la sicurezza che «se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rom. 8:31). In altre parole, la fede non garantisce l’assenza della prova, ma garantisce la vittoria sopra la prova.

Non c’è posto per i trionfalismi, ma certamente c’è un trionfo. È il trionfo che la risurrezione di Cristo ci ha assicurato con la sua vittoria sopra il male e la morte. È lo stesso Cristo che ci dice oggi:

«Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente». (Matteo 28:20)

Lì è radicata la certezza della nostra fede e la fiducia che vince tutti i timori.

Tre domande a Emanuele Negri sui Coronavirus

  1. Cosa sono i Coronavirus?

I Coronavirus sono una famiglia di virus ampiamente diffusa nella popolazione umana e sono in genere considerati insignificanti per quanto riguarda la loro pericolosità. Possono causare sintomi come il comune raffreddore arrivando ad essere responsabili del 10-30% delle malattie respiratorie acute. Sono però presenti anche in altre specie animali. Solitamente non c’è passaggio da una specie all’altra, ma a volte succede e questo può causare l’insorgenza di un “nuovo” virus con caratteristiche diverse per scambio di materiale genetico. Il nuovo virus diventa quindi potenzialmente importante a seconda della capacità di essere trasmesso tra uomini, del nuovo “aspetto” che lo rende sconosciuto al nostro sistema immunitario, della sua virulenza cioè della capacità di causare una malattia più o meno grave.

Con i Coronarovirus tutto questo è già successo in altre due occasioni: nel 2002 con il virus responsabile della SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) e nel 2012 con quello responsabile della MERS (Middle East Respiratory Syndrome). Per la SARS le persone coinvolte (intese come infette accertate cioè con isolamento del virus) furono circa 8000 con un 10% di morti ed un 20-30% di ricoveri in terapia intensiva. La MERS ha coinvolto in forma più episodica circa  2500 con una mortalità del 30% ed un 50-80% di ricoveri in terapia intensiva.

  1. Quali sono i rischi di questo nuovo virus?

Pur essendo, per quanto sappiamo fino ad oggi, molto meno pericoloso a livello individuale del SARS-CoV e del MERS-CoV, questo 2019-nCoV (questo il nome tecnico) lo è di più come potenzialità di interessamento di una popolazione molto più numerosa.

Secondo i dati a disposizione la mortalità da infezione da 2019-nCoV è del 2-3%. Paradossalmente è però più difficile contenere una epidemia da parte di un virus che causa delle forme di malattia lievi e che sono simili ad altre infezioni virali “banali” delle vie aeree. Così si possono avere più persone contagiate prima di riconoscere il propagarsi dell’infezione. Da qui la preoccupazione delle autorità sanitarie. L’impatto di un’infezione non dipende solo dalla pericolosità della singola infezione ma soprattutto dal numero di persone che ne verranno coinvolte. Anche se la mortalità relativa a questo infezione non è così alta, può diventare comunque alto in termini assoluti il numero di malati gravi e la mortalità complessiva. Essendo un virus sconosciuto al nostro sistema immunitario siamo tutti potenzialmente a rischio se ne veniamo a contatto. Attualmente siamo di fronte ad un epidemia ma non ad una pandemia (il 98% dei casi sono confinati ad una sola nazione) ma è ragionevole mettere in atto le misure possibile per evitarne la propagazione. Per il SARS-CoV le misure hanno funzionato. Per questo nuovo virus non possiamo ancora dire quale sarà l’efficacia delle misure preventive ma ad ogni modo anche solo il rallentamento della propagazione è molto utile perché dà tempo per preparare un eventuale vaccino e provare dei trattamenti antivirali.

  1. Quanto devo essere preoccupato e cosa devo fare?

Spesso abbiamo atteggiamenti irrazionali pendolando tra fatalismo (ad esempio verso il virus influenzale per il quale c’è la possibilità di vaccinarsi ma pochi lo fanno) e allarmismo (“evitiamo contatti con i cinesi”). Per quanto riguarda l’Italia, in termini assoluti, il virus che fa più danno è sempre quello influenzale mentre fino ad oggi non c’è nessuna evidenza che questo 2019-nCoV circoli nella popolazione italiana, quindi l’allarmismo è ingiustificato [ARTICOLO PUBBLICATO L’8 FEBBRAIO 2019, ndr]. E’ giusto che le autorità sanitarie siano prudenti ma io come singola persona devo comportarmi normalmente.

  1. Cosa suggerisce questo evento da un punto di vista cristiano?

Osservare quello che sta accadendo in Cina dove l’epidemia è un fatto reale, tangibile, ci ricorda  che nonostante tutto il nostro sapere e tutta la tecnologia a nostra disposizione, siamo fragili. Basta poco per bloccare tutto ciò che diamo per scontato. Crediamo di essere forti ma in realtà siamo disarmati. Dio ci avverte di questa nostra fragilità e per questo invita l’uomo a rivolgersi a lui oggi e non domani, perchè è solo lui che ci può dare pace e sicurezza.

Detto questo non credo che sia utile usare questo messaggio per “spaventare” le persone e annunziare l’evangelo, ma dobbiamo piuttosto mostrare sobrietà e saggezza e dimostrando testimoniando così che la pace e la sicurezza che dona il Signore sono concreti.

Emanuele Negri è medico internista e responsabile di terapia semi-intensiva presso l’High Care, il Dipartimento di Medicina Interna dell’IRCCS Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia Specialista in Cardiologia e Geriatria è anche responsabile di una locale chiesa evangelica a Parma.