Tre domande a Nicola Berretta su virus, pandemie e complottismo

Insomma, questa minaccia del coronavirus che proviene dalla Cina deve metterci in allarme, oppure no?

In queste cose occorre sempre bilanciare il dovere di adottare misure tese ad soffocare sul nascere il possibile sviluppo di gravi pandemie, col pericolo di creare e diffondere allarmismi ingiustificati. Se si rimane ai dati diffusi dagli organismi internazionali, direi che le misure che si stanno adottando anche nel nostro Paese siano adeguate ad affrontare l’emergenza, e tali da rendere improbabile che questo ceppo virale si diffonda nel nostro continente. Detto questo, la nostra comprensione di questa epidemia è ancora parziale, per cui comprendo la necessità di lanciare messaggi rassicuranti senza però negare un pericolo potenziale non ancora scongiurato. In questo delicato equilibrio, purtroppo il clima politico e i social media giocano un ruolo del tutto deleterio, da una parte con l’adottare misure precauzionali magari eccessive, laddove ci si vuole solo mettere al riparo da ogni possibile accusa di inadempienza, e dall’altra col proliferare di notizie frutto di quella cultura complottistica che purtroppo pervade oggi la rete. Già si sente parlare di cospirazioni alla base della diffusione di questo ed altri virus, ma si può stare certi che, anche a emergenza finita, si dirà che tutto questo allarme è stato creato ad arte dalle multinazionali che producono vaccini per i loro biechi interessi. Notizie, tra l’altro, diffuse dalle stesse persone che si sarebbero per primi messi in fila a farsi vaccinare, qualora il pericolo paventato fosse risultato reale. Bene, questo virus del complottismo è secondo me più pericoloso di quello cinese, e in più, è bene per noi cristiani essere consapevoli che non ne siamo immuni, anzi, direi addirittura che siamo una vera e propria “categoria a rischio” per questo genere di contagio.

Addirittura? E per quale motivo i cristiani dovrebbero essere così a rischio di essere attratti da una mentalità complottista?

Innanzitutto sto parlando di un dato di fatto, documentabile col semplice navigare sui profili social. Le teorie complottiste più stravaganti, a cominciare da quella sulla terra piatta, per continuare poi con le scie chimiche, i falsi allunaggi, l’autismo causato dai vaccini, l’esistenza di cospirazioni mondiali di sedicenti illuminati e quant’altro… non di rado vedono l’adesione entusiasta di cristiani evangelici, spesso suffragata da convinzioni scritturali. L’unica teoria complottista da cui, per ora, sembriamo essere ancora esenti – e meno male! – è quella del negazionismo dell’Olocausto. Questo dato di fatto mi ha portato a domandarmi se ci fosse qualcosa di connaturato alla nostra fede che ci renda in qualche modo suscettibili a questo genere di approccio. La risposta che mi sono dato è che, in effetti, la conversione a Cristo si realizza nel contesto di un’umanità che ha “l’intelligenza ottenebrata”, la quale dunque ha bisogno di venire a conoscenza della verità. Più in generale, la fede cristiana si muove nel contesto di un mondo “che giace nel maligno”, al seguito del “principe della potenza dell’aria”. Queste verità bibliche, che non voglio assolutamente mettere in discussione, hanno la controindicazione di renderci ideologicamente vulnerabili al complottismo. Laddove infatti ci viene detto che esiste una verità tenuta perfidamente nascosta, perché qualcuno sta perseguendo fini malvagi, quel tipo di ragionamento trova in noi cristiani un terreno fertile, già ben dissodato, su cui poter attecchire. È questo presupposto che, come dicevo prima, rende proprio noi cristiani una della principali “categorie a rischio” di contagio del virus del complottismo.

Ritieni inevitabile questo contagio dei credenti, oppure esiste un rimedio?

Se devo pensare a un antidoto, credo che sia quello di recuperare una sana, vitale, biblica consapevolezza della sovranità di Dio. Occorre infatti riflettere che il complottismo ha come effetto quello di annichilirci, renderci passivi, deresponsabilizzarci rispetto a quanto noi, individualmente, possiamo fare oggi in concreto. Il complottismo è per sua natura demotivante e auto-assolutorio circa le nostre responsabilità individuali, in quanto tutto sarebbe già deciso e stabilito a un livello superiore del quale noi non abbiamo alcun controllo. Lo sai che i papaveri sono alti, alti, alti; sei nata paperina, che cosa ci vuoi far? Cantava Nilla Pizzi.  La fede cristiana autentica invece è esattamente l’opposto. È azione, è assunzione di responsabilità, è speranza in un cambiamento reale e profondo che Dio può compiere a partire da scelte di obbedienza del singolo individuo, e che si diffondono poi nel contesto sociale in cui vive. Ecco, penso proprio che come cristiani dovremmo utilizzare la demotivazione e l’auto-assoluzione come una sorta di indicatore del grado di contaminazione da virus del complottismo.

Nicola Berretta

8 commenti
  1. Marcello Favareto
    Marcello Favareto dice:

    Ciao Nicola, condivido completamente la prima e la seconda parte del tuo discorso. Per la terza, invece, anche se concordo personalmente sull’invito ai credenti a recuperare la consapevolezza della sovranità di Dio, mi sembra che non sia soddisfacente per gli increduli. Il Dio onnipotente non appare forse come il primo dei complottisti o che autorizza i complotti (v. Giobbe)? Il complottismo (in senso lato), comune in vari gradi a tutta l’umanità, non è forse una forma moderna, materialistica, di spiegazione dell’incomprensibile una volta attribuito agli dei? Certo che dal grande problema del male nel mondo alla NASA che trucca le foto della terra piatta il passo è lungo, ma tant’è, siamo così.

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    • Nicola Berretta
      Nicola Berretta dice:

      Ciao Marcello. Grazie per il tuo commento e i tuoi spinti di riflessione mai banali. Sono d’accordo con te che il mio invito al recupero della consapevolezza della sovranità di Dio come terapia al complottismo abbia poco senso per un incredulo. Dal suo punto di vista, la fede in un Dio sovrano è una forma diversa di complottismo, se vuoi a un livello più alto. Il mio voleva essere il suggerimento di una terapia valida per i credenti. Usando una provocazione, potrei dire che i credenti non devono farsi trascinare dai complottismi, perché esiste un “complotto” ancora più grande… quello che Paolo chiamava “disegno benevolo”! Un abbraccio. PS interessante la tua riflessione sul complottismo moderno e il politeismo antico…

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  2. Massimo Ricossa
    Massimo Ricossa dice:

    Beh, come credente condivido l’analisi che tu fai se fossero realmente false o prive di fondamento le ipotesi che le multinazionali della farmaceutica, la massoneria, i poteri occulti, i poteri bancari ecc. ecc. non tramassero nulla di male a danno della povera gente ! Forse il problema sta nel mezzo : i credenti, come d’altronde anche i non credenti, tendono a estremizzare le cose! Quindi ci sono quelli che come tu dici vedono complotti e cospirazioni in ogni cosa ed al contrario coloro che negano in toto complotti e cospirazioni! Non sarebbe meglio ( anche perché saremmo probabilmente più vicini alla realta’) mantenere una posizione centrale, più equilibrata e cercare di documentarsi il più possibile quando ci troviamo di fronte a certe notizie ??

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    • Nicola Berretta
      Nicola Berretta dice:

      Caro Massimo, mi piacerebbe risponderti che è vero, la verità sta nel mezzo, nel perseguire un sano equilibrio tra fuggire gli allarmismi ingiustificati e la necessità di non essere ingenui in un mondo che persegue interessi tutt’altro che altruistici. Il virus di cui parlo però è un altro. È certamente opportuno, come sottolinei, informarsi alle fonti per distinguere le notizie false da quelle ben documentate, ma anche a fronte di notizie vere, siamo comunque posti davanti al rischio di essere infettati dal virus del complottismo. Mi riferisco a quella forma di passività, di deresponsabilizzazione personale, di fatalismo, di qualunquismo, dentro cui veniamo lentamente fagocitati. Tutti atteggiamenti, tra l’altro, che ci espongono a venire sempre più attratti dalle teorie complottistiche più strampalate, di cui tendiamo col tempo ad assumere acriticamente la veridicità.
      Il cristiano non è un ingenuo. Tutt’altro. Anzi, direi che se esiste una persona disincantata di fronte alla cattiveria e all’egoismo presente nel mondo in tutte le sue forme, quello è proprio il cristiano. Quella consapevolezza, però, quando vissuta in sintonia con la certezza altrettanto vera della sovranità di Dio, ci farà sentire semmai più responsabili, perché portatori della “buona notizia” che cambiare si può. Con Gesù. Il paradosso è che, con l’inseguire sedicenti complotti di matrice satanica, subiamo quello che, sì, è il vero complotto satanico: quello di distoglierci dal nostro mandato.

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  3. Massimo
    Massimo dice:

    La vera battaglia non è contro carne e sangue. Lo sapevamo dalla Parola di
    Dio.
    Ma noi abbiamo tutte le risposte o crediamo di averle.
    Tutte alternative alla
    FEDE, ALL’UBBIDIENZA E ALLA COERENZA ALLA PAROLA DI DIO.
    detto questo cosa pensiamo di sapere sulle forze malati che che in tutti questi secoli ha asservito le menti?
    E quale sarà la sorpresa nel cielo dei cieli alla presenza di Dio nel giorno del Giudizio?
    Del Suo dico. E non di quello di storici intellettuali o benpensanti.

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  1. […] aveva già pubblicato a inizio pandemia il contributo di Nicola Berretta che parlava del problema (https://dirs.gbu.it/wordpress/tre-domande-a-nicola-berretta-su-virus-pandemie-e-contagio/ […]

  2. […] aveva già pubblicato a inizio pandemia il contributo di Nicola Berretta che parlava del problema (https://dirs.gbu.it/wordpress/tre-domande-a-nicola-berretta-su-virus-pandemie-e-contagio/ […]

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