Daniel Bourdanné (1959–2024) Lo studioso dei millepiedi, diventato leader di IFES, che amava i libri cristiani.
di Maude Burkhalter
L’articolo è stato pubblicato sul mensile Christianity Today (https://it.christianitytoday.com/) ed è qui tradotto con autorizzazione. (Traduzione di Luisa Pasquale)
Il leader del ministero studentesco, originario del Ciad, ha trascorso i suoi ultimi anni a promuovere l’editoria in Africa.
Daniel Bourdanné è morto il 6 settembre (2024) all’età di 64 anni, a causa di un cancro. È stato uno scienziato, originario della nazione centroafricana del Ciad, che ha ispirato i giovani evangelici di tutto il mondo in qualità di segretario generale di IFES e di promotore di lunga data dell’editoria cristiana in Africa.
Dopo anni di ministero tra gli studenti, Bourdanné è diventato nel 2007 segretario generale di IFES (International Fellowship of Evangelical Students), ricoprendo questo ruolo fino al 2019. Avido lettore (e talvolta scrittore), dal 2018 e fino alla sua morte Bourdanné ha collaborato con Africa Speaks per promuovere l’editoria cristiana nel continente.
Bourdanné ha trascorso gran parte della sua vita in nazioni francofone, tra cui Togo, Camerun e Costa d’Avorio, prima di trasferirsi a Oxford, in Inghilterra, quando è diventato segretario generale di IFES. Al momento della sua morte, viveva a Swindon, sempre in Inghilterra.
«Dio mi ha mandato nel mondo, partendo da questo continente e ora mi riporta avendo il mondo con me in questo stesso continente, affinché io possa completare il mio ruolo di missionario della Chiesa africana», ha affermato Bourdanné nel suo discorso di addio in Sudafrica nel 2019, in occasione dell’Assemblea Mondiale IFES.
Tiémoko Coulibaly, segretario generale dell’affiliato movimento nazionale IFES in Mali ha affermato che «Daniel era orgoglioso di essere africano». Anche se ha vissuto in Occidente, il suo cuore è rimasto in Africa, il continente in cui è nato e che non ha mai abbandonato».
Figlio di un pastore, Bourdanné è nato il 18 ottobre 1959 a Pala, nel Mayo-Kebbi Ouest, in Ciad. All’età di 10 anni perse il padre, la cui morte costrinse Bourdanné a iniziare a lavorare nei campi, a tagliare la legna e a coltivare ortaggi che poi la madre vendeva. A queste responsabilità si aggiunse una guerra civile che durò dal 1965 al 1979 e che causò la morte di migliaia di persone. Pochi mesi prima della fine della guerra, Bourdanné vinse una borsa di studio per proseguire gli studi in ecologia animale all’Università del Ciad. In seguito, conseguì una laurea in scienze naturali presso l’Università di Lomé, in Togo (ex Università del Bénin).
Nel 1983, Bourdanné si trasferì ad Abidjan, in Costa d’Avorio, per conseguire un dottorato in ecologia animale. Nel 1990 discusse la sua tesi sui millepiedi, diventando poi membro della Società internazionale dei miriapodologi.
Mentre proseguiva gli studi, Bourdanné iniziò a lavorare come insegnante di biologia nelle scuole superiori. Tuttavia, la sua passione per la condivisione del vangelo con gli studenti era nata molto prima. Una volta raccontò che «all’età di 14 anni, durante uno studio biblico su Apocalisse 1, ho colto per la prima volta la visione e la passione di vedere gli studenti salvati per il Signore».
«Le università influenzano e guidano profondamente, direttamente o indirettamente il futuro delle società umane», scrisse in un articolo sull’evangelizzazione degli studenti, pubblicato nel 2011 nel Dictionnaire de théologie pratique. «Gli studenti sono spesso in prima linea nei cambiamenti sociali in tutto il mondo. Infatti, quando si muovono insieme, alimentati dalla loro energia, vitalità, determinazione, passione, immaginazione e creatività, hanno la forza di muovere la società».
Nel 1990 Bourdanné iniziò a lavorare con IFES, come segretario itinerante; nel 1996 fu nominato segretario regionale per l’Africa francofona (GBUAF).
Quando divenne segretario generale, nel 2007, succedendo a Lindsay Brown che ricopriva la carica dal 1991, il movimento IFES aveva 60 anni ed era presente in oltre 150 Paesi. Tuttavia, durante il suo mandato durato 12 anni, il movimento è cresciuto in modo significativo, soprattutto nella diversità della sua leadership.
Sotto la guida di Bourdanné IFES ha dato più spazio ai teologi del sud del mondo. Nel 2007, nominò Christy Jutare delle Filippine come prima donna Segretario regionale di IFES per guidare la regione Eurasia. Nel 2011 nominò i primi due rappresentanti degli studenti in senso al Consiglio di Amministrazione di IFES. Nel 2016 rilanciò una rivista di riflessione teologica e missiologica globale (Word and World).
Quando gli è stato chiesto quali sono stati i punti salienti del suo mandato Bourdanné ha dichiarato che tra questi c’è l’aver testimoniato che Dio «prende strade insolite» allorquando invita persone inaspettate a unirsi al cammino con lui, oltre alla gioia di vedere Dio che apre porte in contesti difficili.
Ha identificato una sfida cruciale. «Celebriamo la nostra unità», ha scritto nella sua e-mail di addio al movimento, «ma siamo umani, e quindi non c’è da sorprendersi se a volte qualcuno cerchi di promuovere la propria linea o le proprie preferenze. … Essendo cresciuto in un contesto di guerra e di conflitti tribali, ero forse più sensibile a come tutto ciò potesse diventare una minaccia per l’unità di IFES».
Una delle più grandi passioni di Bourdanné era quella di permettere alla Chiesa globale di ascoltare un maggior numero di cristiani africani. Lo fece incoraggiandoli a non seguire un’unica scuola di pensiero, ma a diventare voci di spicco in campo teologico.
«Alcuni di noi possono schierarsi con Billy Graham», dichiarò nel corso dello stesso discorso del 2019. «Altri [si allineano] con John Stott o con John Piper, e queste differenze ci arricchiscono più di quanto ci dividano». Ma aggiunse: «Tra questi tre nomi non c’è nessun africano. Non c’è nemmeno qualcuno proveniente dall’America Latina o dall’Asia».
L’amore di Bourdanné per gli studenti fu eguagliato solo dal suo amore per i libri. Lo scienziato ne possedeva centinaia, se non migliaia, custoditi con cura in tre diverse biblioteche: una nella sua casa in Inghilterra, una nel suo ufficio di Oxford e una in una residenza in Costa d’Avorio.
A un certo punto, la passione di Bourdanné per la parola scritta lo portò a fondare una rivista. Egli e quattro amici misero insieme le loro risorse per finanziare il primo numero e investire nella sua pubblicazione. La rivista operò senza debiti fino allo scioglimento del gruppo e, a parte una donazione di 80 dollari da parte di alcuni missionari, non fece mai affidamento su aiuti esterni.
Nel 1995, Bourdanné divenne direttore della Presses bibliques africaines. Nel 2018 entrò a far parte del Consiglio di amministrazione di Africa Speaks, dove continuò a prestare servizio fino alla sua scomparsa, promuovendo la crescita dell’editoria cristiana in Africa, incoraggiando gli scrittori cristiani africani a scrivere e pubblicare e promuovendo i loro libri.
Bourdanné credeva che per i cristiani africani i libri potessero essere catalizzatori di trasformazione. Scrisse che «L’Africa non vivrà la sua rivoluzione editoriale finché non saremo in grado di vincere la battaglia per l’amore per i libri». Ciò fara sì che questa passione “contaminerà” positivamente l’Africa dall’interno, affermò sempre Bourdanné, la cui metafora si ispirava alle parole di Gesù di Marco 7, secondo le quali ciò che contamina una persona viene dall’interno.
Bourdanné credeva fermamente che l’Africa dovesse attrezzarsi in vista del proprio progresso, il che richiedeva, a suo avviso, un cambiamento di mentalità accompagnato da fruttuose collaborazioni con l’Occidente.
«A cosa serve il fervore domenicale dell’Africa se il lunedì riemergono i demoni della corruzione, dei conflitti e dei genocidi?». Nel 2006 in occasione di una predicazione tenuta a Ginevra a un pubblico di leader evangelici, Burdanné affermò: «Che senso hanno il nostro culto e le nostre preghiere in Europa se le nostre vite sono ancora guidate dalla ricerca del massimo profitto e se le nostre chiese rimangono divise?».
Invitò i cristiani europei a lottare per il cambiamento: «Le nostre azioni parlano più delle nostre parole. Le vittime dell’ingiustizia devono vedere l’impegno dei cristiani occidentali in questo campo».
Sebbene sia stato più coinvolto nella promozione della letteratura cristiana in Africa che nella sua stesura, è stato autore di alcune opere: Ces évangéliques d’Afrique, qui sont-ils? (1998) e L’Évangile de la prospérité, une menace pour l’Église en Afrique (1999).
Nel 2018 il Calvin University gli conferì il Premio Abraham Kuyper per l’eccellenza nella teologia riformata e nella vita pubblica, sottolineando il suo impegno nell’editoria cristiana francofona e il suo ministero con IFES.
Jul Medenblik, presidente del Calvine Theological Seminary disse di lui: «Un quarto di secolo fa, Daniel vide la necessità per gli studenti cristiani di essere guidati da una visione cristiana del mondo in ordine a una varietà di temi che erano di grande interesse per loro, e agì di conseguenza».
Timothée Joset, professore di missiologia presso la Faculté libre de théologie évangélique (FLTE) in Francia, e membro dei Global Resource Ministries di IFES, ha raccontato che il suo amico Bourdanné lo ha introdotto alle complesse questioni che riguardano l’Africa francofona e alle relazioni globali tra nord e sud.
«Ciò che mi ha colpito è stata anche la sua resilienza. Non ha mai serbato risentimento, anche se ha sperimentato una grande quantità di razzismo», ha detto Joset, ricordando un episodio così eclatante che il teologo N.T. Wright lo ha persino citato in un sermone di Pasqua.
Wright raccontò che allorquando IFES aveva assunto Burdanné come Segretario Generale, «l’Alta Commissione britannica di Accra tirò per le lunghe la richiesta di Daniel di trasferirsi in Inghilterra, per poi rifiutarla con una spiegazione infima». «Daniel quindi chiese il permesso di recarsi nel Regno Unito con il visto turistico e gli fu detto che poteva farlo. Ma quando arrivò fu trattenuto per 22 ore, gli furono sequestrati i telefoni cellulari e fu rimandato in Africa».
Nonostante questi incidenti, Bourdanné ispirò i suoi compagni con la sua considerazione e la sua umiltà. Uno dei suoi studenti ricorda con affetto come Bourdanné gli inviasse personalmente dei libri, dopo che il sistema postale inglese continuava a confondere il suo indirizzo con uno di un altro Paese. Un altro collega internazionale ha ricordato come preferisse sedersi per terra durante le conferenze, per permettere agli altri di avere una sedia.
Questa modestia non ha mai impedito a Bourdanné di sfidare i suoi compagni cristiani su questioni che gli stavano molto a cuore, come l’evangelizzazione. Ha servito il Movimento di Losanna quale Vicedirettore internazionale per l’Africa francofona (21 Paesi), fino alla Conferenza di Losanna del 2010, a Città del Capo, in Sudafrica. Quando lasciò questo incarico, fu nominato membro del Consiglio di amministrazione del Movimento di Losanna.
«Possiamo essere credibili annunciando un vangelo che ignora lo sfruttamento dei deboli da parte dei forti? Possiamo continuare a preoccuparci solo della salvezza delle anime africane chiudendo gli occhi sulla loro condizione sociale?», chiese nel 2016. «In che modo il vangelo è una buona notizia per le comunità che lottano per soddisfare i propri bisogni di base? Come possiamo rimanere in silenzio di fronte alle crescenti disuguaglianze sociali in Africa o di fronte alle questioni ambientali? Proclamazione e azione devono andare di pari passo».
Daniel Bourdanné lascia la moglie Halymah, originaria del Niger, e i loro quattro figli.