Edizioni GBU,
170 p. | 14.00 €
Ed Shaw, secondo Vaughan Roberts
Questo è un libro importante, uno dei più importanti che ho letto negli ultimi anni. … non è proprio un libro moderato, indirizzato solo ai credenti che vivono un’attrazione verso lo stesso sesso, per spingerli a seguire su quel tema la linea biblica. Si tratta, soprattutto, di un libro radicale, che richiede a tutti i credenti una completa trasformazione del pensiero e del comportamento.
Lasciate che vi dica perché mi piace così tanto.
Innanzitutto, è un libro sensibile. È sensibile dal punto di vista pastorale, come ci si potrebbe aspettare da uno scrittore che è trasparente in merito alla propria esperienza dell’attrazione verso lo stesso sesso. La sua onestà su come ci si sente è nuova. Egli “capisce”. Questo è importante per quelli che si trovano nella stessa situazione. Ma, cosa altrettanto importante, Ed Shaw è sensibile da un punto di vista culturale. Riconosce che gli dei della nostra epoca, siano essi riconosciuti consapevolmente o meno, hanno una maggiore influenza sulla posizioni etiche rispetto all’interpretazione biblica, anche per molti cristiani sostenitori della tesi secondo la quale la Bibbia sia l’unica autorità. Non si tratta tanto del fatto che le menti siano state conquistate da nuove interpretazioni ma che i cuori siano stati catturati dai presupposti dell’individualismo.
In un mondo e, troppo spesso, in una chiesa, in cui l’autoespressione e l’autorealizzazione sono valori ampiamenti incontrastati, la posizione cristiana ortodossa relativa all’omosessualità può apparire a un tempo sia insostenibile sia, persino, immorale. In questa ottica pochi saranno convinti della correttezza di quell’insegnamento, per quanto biblicamente ben esposto, a meno che non siano persuasi della sua plausibilità.
Ed Shaw si rende conto che questo clima esige una riflessione che non focalizzi semplicemente la mente sull’interpretazione di alcuni testi chiave, ma che si rivolga al cuore e alle sue spesso ignote e nascoste convinzioni.
La seconda caratteristica che colpisce di questo libro è che è molto positivo. Come sostiene Ed, un approccio all’omosessualità che si limiti a dire «soltanto no!» non è più efficace, ammesso che lo sia mai stato. Quello che egli ci offre invece è una visione positiva della possibilità di una vita vibrante e appagante in comunione con Cristo per i cristiani attratti verso lo stesso sesso, anche se questo vuol dire privarsi del sesso e del matrimonio.
Sicuramente, a volte ci sarà sofferenza ma, come ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso se si segue colui che è entrato nella gloria mediante la crocifissione e che ha invitato i suoi discepoli a percorrere la stessa strada, rinunciando a se stessi e prendendo la croce? Ciò a cui ci viene chiesto di rinunciare non è nulla in confronto a ciò che possiamo ricevere, sia al presente sia in futuro. La vita con Cristo implica sacrificio, come in tutte le relazioni, ma dopotutto è determinata non da ciò che viene negato ma da cosa o, meglio, da chi, viene abbracciato. Il dire “no” è preceduto e avvolto dal “si” detto a Cristo, in risposta al suo amorevole “SI” per noi. Egli è venuto per portarci la vita, non una forma di morte vivente, ed è morto per renderla possibile.
Potremmo sperimentare l’equivalente di ciò che Ed chiama i suoi «momenti in cui si è a terra», quando tutto sembra cupo, ma in Cristo e tutto ciò che Dio ci dà in lui abbiamo un buon motivo per rialzarci, perseverare e gioire! Egli ci chiama non a un ostinato stoicismo ma a una fede piena di gioia nel dolore e di speranza nell’afflizione.
L’ultima ragione per cui questo libro mi piace così tanto è che è incisivo. Il tono non è mai aggressivo o prepotente, ma si può percepire la passione dell’autore e la sua legittima frustrazione. I suoi punti di vista non sono rivolti verso un obiettivo prevedibile, cioè fare concessioni ai liberali, ma è rappresentato da coloro che appartengono alla sua stessa fede evangelica.
Piuttosto che accusare gli altri di non essere biblici, dobbiamo esaminare la nostra tradizione alla luce di ciò che dice la Parola di Dio. Mentre pretendiamo di resistere agli idoli dell’edonismo e del relativismo, dobbiamo chiederci: non siamo troppo spesso entrati in un empio accordo con l’egoismo, l’idolo moderno che viene adorato più di tutti? Il risultato, troppo spesso, è un travisamento del cristianesimo autentico, in cui non c’è spazio per gravosi sacrifici e che lascia l’individuo sul trono, al posto del Dio vivente.
Intenti a contrapporci alla rivoluzione sessuale, non abbiamo forse esaltato allo stesso modo il matrimonio e il nucleo famigliare, emarginando o ignorando la visione biblica della chiesa come famiglia di Dio e del celibato, scelto o meno, come vocazione? L’attuale controversia sull’omosessualità nella chiesa ci dà l’opportunità di riconoscere e tornare indietro su questi e altri «passi falsi» che hanno aumentato enormemente il senso di implausibilità della vita a cui sono chiamati alcuni di noi.
Dal punto di vista del mondo, la chiamata di Cristo a un discepolato interpretato con sincerità e sacrificio sembra implausibile e poco attraente per chiunque, indipendentemente dalla propria sessualità o da circostanze particolari. Se vogliamo perseverare nel discepolato e persuadere chiunque altro a unirsi a noi, dobbiamo in qualche modo comunicare che ciò che viene offerto non è un insieme di regole, ma una relazione dinamica con il Dio vivente.
Non potremmo mai vivere una vita del genere nell’isolamento; come cristiani, infatti, non siamo stati lasciati soli. Conosciamo Dio come nostro Padre, che è amorevolmente sovrano su tutte le cose ed è all’opera anche nei momenti e negli aspetti più difficili della nostra vita, per il nostro bene e per la sua gloria. Conosciamo Cristo come nostro Signore e Salvatore, colui che ci chiede di prendere la sua croce e di seguirlo, avendo già dato la sua vita per noi e offerto infinitamente più di quanto egli ci richieda. E conosciamo lo Spirito come Consolatore, che è con noi in ogni passo e ci chiama a vivere una vita di profonda e soddisfacente intimità insieme a Cristo e in comunione con la chiesa.
Quando la vita cristiana viene vissuta con questo Dio al centro, essa è non solo plausibile, ma meravigliosa.
(Vaughan Roberts – St Ebbe’s Church, Oxford)